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Legalizzazione droghe leggere (ambito commerciale e non)

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2010 16:49
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Mi fanno male le dita
23/11/2010 22:49
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Uomo Nuovo, 23/11/2010 22.42:




si, ma al di la di tutto ciò.... non resta paradossale che uno stato vieti un'erba esistente in natura? nn so ma a me sembra folle

che poi è vero che dalla canapa si può produrre carta risparmiando gli alberi?



ma che vuol dire? anche il tasso è una pianta, ma se lo mangi muori, non è che tutto quello che dà la natura è la manna, evitiamo 'sti discorsi da bar

inoltre la coltivazione della canapa è economicante svantaggiosa rispetto agli altri materiali tessili: infatti perse di popolarità per motivi economici, a cui poi si sommarono quelli 'etici'
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23/11/2010 22:49
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Uomo Nuovo, 23/11/2010 22.48:




si, di miracoli della canapa ne ho sentiti motlissimi, tra abiti, utensili, combustibili, carburanti, corazze ecc.... il problema è capire quali sn le cose vere e le bufale




in effetti,oltre a un paio di cose,ammetto di essere disinformato.

aspetto masless mason per ulteriori delucidazione,se ne ha da fare.
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23/11/2010 22:53
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Jacques-Louis David, 23/11/2010 22.49:



ma che vuol dire? anche il tasso è una pianta, ma se lo mangi muori, non è che tutto quello che dà la natura è la manna, evitiamo 'sti discorsi da bar

inoltre la coltivazione della canapa è economicante svantaggiosa rispetto agli altri materiali tessili: infatti perse di popolarità per motivi economici, a cui poi si sommarono quelli 'etici'




mi hai frainteso, non ho detto che tutto cio che ci da la natura è positivo, ho detto che se una cosa esiste gi in natura mi sembra assurdo cancellarne x sempre quella specie.... cm se uccidessero tutti i cobra perchè velenosi..... sui costi non ne ho idea, non sono un economista
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23/11/2010 23:12
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Uomo Nuovo, 23/11/2010 22.53:




mi hai frainteso, non ho detto che tutto cio che ci da la natura è positivo, ho detto che se una cosa esiste gi in natura mi sembra assurdo cancellarne x sempre quella specie.... cm se uccidessero tutti i cobra perchè velenosi..... sui costi non ne ho idea, non sono un economista




che discorso è? una pianta è una pianta, il cobra è un animale
quindi, secondo te, bonificare le paludi, per esempio, è una cosa assurda, perchè esistono gia in natura e non è giusto cancellarle?
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23/11/2010 23:18
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
jorge80, 23/11/2010 23.12:




che discorso è? una pianta è una pianta, il cobra è un animale
quindi, secondo te, bonificare le paludi, per esempio, è una cosa assurda, perchè esistono gia in natura e non è giusto cancellarle?




ma perchè estremizzare il concetto? senza offesa ma l'esempio da te fatto è cosi fuori luogo che non merita neanche risposta... poi se ti sembra normale eliminare completamente una specie vegetale dalla faccia della terra solo perchè potenzialmente dannosa (e per non ostacolare gli interessi economici di qualche magnate del passato) buon per te, a me non lo sembra di certo....
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23/11/2010 23:51
 
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re:
Uomo Nuovo, 23/11/2010 23.18:




ma perchè estremizzare il concetto? senza offesa ma l'esempio da te fatto è cosi fuori luogo che non merita neanche risposta... poi se ti sembra normale eliminare completamente una specie vegetale dalla faccia della terra solo perchè potenzialmente dannosa (e per non ostacolare gli interessi economici di qualche magnate del passato) buon per te, a me non lo sembra di certo....




beh, il mio era volutamente estremizzato come concetto [SM=x54472] ma per farti capire che il tuo esempio non ha senso (pianta-cobra)

se una cosa è nociva è giusta che venga eliminata, o perlomeno non venduta liberamente

se poi il tuo discorso è che non fa male, è diverso, è un altro discorso nel quale non mi addentro perchè ammetto di non conoscere, però non puoi giustificare la legalizzazione con il fatto che non si può eliminare una cosa che è presente in natura [SM=x54472]


cmq, ci sono almeno una decina di altre cose che il governo potrebbe fare per risollevare l'economia, non certo la legalizzazione della droga
per il turismo invece: ma avete visto che posti abbiamo in italia? secondo voi c'è bisogno d legalizzare la droga per invogliare i turisti a venire in italia? pazzesco.... manco fossimo la polonia, o la moldavia....
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Mi fanno male le dita
24/11/2010 00:42
 
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Io legalizzerei tutto, anche quelle non leggere.
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Non ho un c.... da fare!!!
24/11/2010 00:47
 
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Legalizzare le droghe leggere sarebbe cosa buona e giusta,nessuno nel mondo la fa salvo poche isole felici,perche' a detenere il commercio di queste sostanze sono in primis le mafie.
Legalizzare queste sarebbe un grosso danno per la criminalita' organizzata,quindi in italia nn capiterà mai.
24/11/2010 00:54
 
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Re:
mickfoley82, 24/11/2010 0.47:

Legalizzare le droghe leggere sarebbe cosa buona e giusta,nessuno nel mondo la fa salvo poche isole felici,perche' a detenere il commercio di queste sostanze sono in primis le mafie.
Legalizzare queste sarebbe un grosso danno per la criminalita' organizzata,quindi in italia nn capiterà mai.




pur non soppportando le canne e i fattoni (schemi mentali miei, è più forte di me) sono d'accordo
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Mi fanno male le dita
24/11/2010 11:08
 
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Secondo me il discorso sulla salute lascia un po' il tempo che trova.

Quello che ha postato MM parla di uso in grandi quantità e continuativo.

Però anche l'uso in grandi quantità e continuativo di alcool e tabacco provoca seri danni alla salute; e se vogliamo essere pignoli anche mangiare tanto e spesso certi cibi è altamente nocivo.

Anche gli alcoolici alterano pesantemente le percezioni, e come per la cannabis dipende dal singolo soggetto.

Da quello che so però l'uso moderato di queste sostanze sopra elencate non provoca danni considerevoli.

Però non possiamo controllare quante canne uno si fa, ma non possiamo controllare neanche quanto si beve, quante sigarette si fumano, o quanti cibi grassi si mangiano.

Quindi è corretto dire che un consumo moderato di tabacco/alcool/marijuana/junk food non provoca danni considerevoli; è corretto dire che i danni sono provocati da un consumo in grandi quantità, protratto nel tempo.

E' altresì corretto dire che l'alterazione delle percezioni è comune sia alla marijuana che alle bevande alcoliche, ma che è strettamente correlata al singolo soggetto e alle quantità assunte.

Per cui, secondo me, chi è contrario alla marijuana per questioni salutiste, dovrebbe essere contrario anche alla libera vendita di prodotti del tabacco, bevande alcooliche e junk food/cibi grassi.

Anche il discorso della storicità è sbagliato.

Il consumo di marijuana è datato al 3,000 AC, sia in Europa che in Asia, anche se il consumo di bevande alcooliche e di tabacco è più antico.

Però va detto che il consumo di oppiacei è stato reso illegale solo nella prima metà del ventesimo secolo, cioè in un periodo in cui anche il consumo di bevande alcooliche era proibito.

Per questo secondo me i discorsi salutisti o storico-culturali lasciano un po' il tempo che trovano.

Magari ci si oppone perché la si vede come una cosa troppo libertaria, o eccessivamente legata ad una determinata cultura, anche politica.
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24/11/2010 14:01
 
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spero realmente che vendola faccia qualcosa in merito

una mossa ottima sarebbe vendita dei semi da parte dello stato e colvitarla personalmente senza rotture di cazzo

a quel punto poi repressione continua e pesante contro lo spaccio
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24/11/2010 15:58
 
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intanto posto qualcosina,chi ne sa di più mi dica se sono vaccate o no


Sui principali media (giornali, televisioni ecc.) infuria continuamente il dibattito sulla presunta pericolosità della canapa indiana, sia per quanto riguarda i danni fisici sia per quanto riguarda la dipendenza. Per quanto riguarda il problema dei possibili danni fisici, il rapporto Roques commissionato dal Governo francese, nel capitolo che riguarda la cannabis, cita molte ricerche fatte o in corso di svolgimento, che potrebbero concludersi con la dimostrazione di qualche danno a carico della canapa indiana. Ma il fatto è che, nonostante i molti paroloni scientifici, di dimostrato non c’è ancora nulla. Di ricerche ne sono state fatte molte, proprio allo scopo di individuare dei danni con cui giustificare il proibizionismo, ma sono proprio queste ricerche che ne hanno dimostrato la totale innocuità. La cosa più importante di cui si riferisce nel rapporto, che è anche quella che viene citata più spesso dai proibizionisti, è una "perturbazione del comportamento del sistema immunitario", osservata nelle cavie di laboratorio alle quali sono state somministrate dosi molto forti di cannabis. Un comportamento irregolare del sistema immunitario potrebbe sicuramente provocare dei problemi, ma bisogna tenere conto che si tratta di dosi molto superiori a quelle mai assunte da essere umano.Gli alti dosaggi con effetto allucinogeno, gli unici che potrebbero destare qualche preoccupazione, non hanno però molto interesse per gli usi di medicina, e per di più sono anche poco diffusi tra i consumatori di canapa indiana.E’ il consumo a basse dosi, tipico della cannabis fumata, o marijuana, che interessa la medicina, anche se bisogna dire che, quando la cannabis era usata a scopo medico, era somministrata sotto forma di tintura, e quindi dosata in gocce, e non fumata. Anche così comunque si manifestano i famosi effetti psicoattivi, che però non erano considerati da nessuno un problema. Quando si parla di marijuana l’unico esempio che i proibizionisti riescono a fare riguarda i possibili danni ai polmoni. Si parte da questa constatazione: una sigaretta di marijuana deposita nei polmoni tre volte più catrame rispetto ad una normale sigaretta di tabacco. Cosa significa? Che la marijuana è tre volte più dannosa del tabacco? Che comporta un rischio tre volte più grande di cancro ai polmoni? Innanzi tutto va detto qual è la ragione di questo maggior deposito di catrame: le sigarette di tabacco hanno il filtro, le altre, vendute nel mercato clandestino, no.

Inoltre di marijuana rispetto al tabacco se ne fuma molto meno. Secondo il rapporto Roques il 90% dei consumatori di cannabis sono occasionali, cioè non fumano nemmeno una sigaretta al giorno. Per di più, se fosse veramente questo il problema, basterebbe usare pipe ad acqua che abbattono completamente il catrame, oppure altre forme di somministrazione. Ma anche le indagini sui fumatori più accaniti, quelli che fumano fino a 10 sigarette di marijuana al giorno (il massimo teorico, perché in questo modo si è sotto l’effetto della sostanza per tutte le ore del giorno in cui si è svegli), non hanno dimostrato nessun aumento del rischio statistico di ammalarsi di malattie polmonari o di cancro ai polmoni.

Nel fumo di tabacco ci sono delle sostanze cancerogene che evidentemente mancano nel fumo della cannabis. Inoltre, mentre la nicotina del tabacco provoca il restringimento degli alveoli dei polmoni, il fumo della cannabis ne provoca la dilatazione, il che favorisce l’eliminazione delle sostanze estranee. Per questo motivo il fumo della marijuana è considerato un rimedio per l’asma. Gli scienziati dicono che nei fumatori di marijuana si osservano gli stessi danni superficiali alle mucose dei polmoni dei fumatori di tabacco, ma che poi il danno non progredisce oltre. Anche gli altri danni, imputati a volte alla canapa indiana, sono stati regolarmente smentiti dalle ricerche scientifiche: la diminuzione della memoria non è mai stata dimostrata, perché i test di memoria danno differenze minime e oltretutto contrastanti. I danni al cervello sono del tutto inesistenti anche per le dosi allucinogene (mentre una sbornia di alcool provoca estese distruzione di cellule cerebrali).

Per quanto riguarda invece il problema dipendenza, mentre il rapporto Roques sostiene che in un numero limitato di casi, comunque molto inferiore a quelli di alcool e tabacco, alte dosi di cannabis (hashish) possano dare dipendenza, altri autori sostengono che non dà mai assuefazione o dipendenza quali che siano le dosi. Nessuno invece può più sostenere che esistano problemi di dipendenza per la cannabis a basse dosi (marijuana). Vedere per esempio nella pagina sugli usi medici della canapa il servizio pubblicato a suo tempo dalla rivista inglese New Scientist che fa anche il punto sulla esperienza olandese di liberalizzazione del consumo della canapa indiana (../medicina/index.html) .

Sia sufficiente dire che per la marijuana o l’hashish non sono mai stati previsti in nessuna parte al mondo programmi di disintossicazione, ma solo a volte, come negli Stati Uniti, corsi di rieducazione per non perdere il lavoro – il che è un’altra cosa -. Per restare con i piedi per terra vale la pena considerare i danni (e la dipendenza) di una sostanza ritenuta innocua e venduta per questo senza ricetta medica come farmaco da banco in tutte le farmacie. L’aspirina, che guarda caso ha sostituito giusto 100 anni fa la cannabis come analgesico, provoca facilmente ulcerazioni allo stomaco (e a tutti sarà capitato sentirsi dire di non prenderla a stomaco vuoto). Inoltre nella letteratura scientifica sono segnalati decine di casi di morte dovuti all’aspirina. Inoltre l’aspirina provoca anche assuefazione, se è vero che ci sono milioni di persone nel mondo che consumano l’aspirina a mezzo tubetto per volta. Secondo Lester Grinspoon, il principale esperto mondiale di marijuana, non esiste invece nella letteratura medica nemmeno un caso di morte attribuibile con certezza alla cannabis. Se fossero stati dimostrati a carico della cannabis anche solo un decimo dei danni provocati dall’aspirina, chissà che cosa non si sarebbe detto! In realtà i danni provocati dalla canapa indiana, ammesso che ce ne siano, sono ben inferiori alla decima parte di quelli provocati dall’aspirina. Per sostenere che la cannabis provoca dei danni bisogna veramente arrampicarsi sugli specchi!

Se poi si paragona il farmaco cannabis a tutti quelli che attualmente lo sostituiscono, come gli psicofarmaci, gli antiemetici ecc., e che provocano estesi danni collaterali, forte dipendenza e pesanti effetti sulla psiche, il confronto con la totale innocuità della canapa indiana è ancora più stridente. E’ veramente curioso che simili argomenti vengano ancora ritenuti una giustificazione di quello che è di fatto un vero e proprio accanimento proibizionistico.






La conversione da biomassa a combustibile é risultata economicamente conveniente, sia dagli esami di laboratorio che dai risultati di operazioni continuative, in impianti pilota sin dal 1973.

La "pianta d'energia", quando cresce, assorbe il CO2 dall'aria e, nel momento in cui viene bruciata, il CO2 si libera creando un sistema bilanciato.

Biomassa é il termine usato per descrivere tutti i materiali di origine biologica. La produzione mondiale di biomassa é stimata in 146 miliardi di tonnellate metriche all'anno, principalmente costituite da vegetazione selvatica. Alcune coltivazioni ed alcuni alberi possono produrre fino a venti tonnellate metriche di biomassa per acro all'anno; certi tipi di alghe ed erbe ne possono produrre anche cinquanta all'anno. Essa possiede una capacità di riscaldamento di 5000-8000BTU (unità energetica inglese equivalente a 225 calorie) ogni 500 grammi, praticamente senza emettere , durante la combustione, cenere o solfuro. Circa il 6% di terreni contigui negli Stati Uniti, coltivati per produrre biomasse, potrebbero supplire all'attuale domanda di petrolio e gas.

La base sulla quale si può ottenere tutto questo, é il concetto emergente di "coltivazione d'energia", in cui gli agricoltori coltivano piantagioni per convertire la biomassa in combustibile.

La pirolisi é una tecnica che consiste nell'applicare un forte calore alla materia organica (materiale ligno-cellulosico), in totale assenza o in parziale presenza d'aria. Attraverso questo procedimento si producono carbonella, liquidi organici condensabili (combustibile pirolitico), gas non condensabili, acido acetico, acetone e metanolo. Il procedimento può essere adattato per favorire la produzione di carbonella, di olio pirolitico, di gas o di metanolo, con il 95% di resa in rapporto al consumo.

La pirolisi é stata adottata fin dagli albori della civiltà. Gli antichi Egizi praticavano la distillazione del legno da cui ricavavano catrami e acido piroligneo impiegati per imbalsamare.

Automobili che vanno a metanolo e la riduzione di emissioni degli impianti alimentati a carbonella, si possono realizzare grazie alla conversione da biomassa a carburante utilizzando la tecnica della pirolisi, preservando allo stesso tempo la famiglia di agricoltori durante il cambiamento in una prospera risorsa di energia pulita.

La pirolisi ha il vantaggio di usare la stessa tecnologia attualmente adottata per processare combustibili fossili grezzi e carbone. Da una parte la conversione di carbone e combustibili é più efficente in termini di rapporto tra resa e quantità di materia impiegata; dall'altra la conversione della biomassa attraverso la pirolisi ha molti vantaggi economici ed ambientali.

Strutture predisposte per la pirolisi potrebbero effettuare tre turni al giorno. Qualcosa come il 68% dell'energia della biomassa grezza sarà contenuta nella carbonella e nei combustibili prodotti in tali strutture; questo tipo di carbonella possiede circa la stessa valenza calorica in BTU quanto quella del carbone, senza emanazione di solfuro.

La carbonella potrebbe essere trasportata utilizzando la ferrovia, in tutti gli impianti generatori di energia della zona urbana. I combustibili potrebbero invece essere trasportati su strada, creando così più posti di lavoro agli americani. Quando gli impianti useranno carbonella invece che carbone, il problema delle pioggie acide inizierà a scomparire.

Una volta che questo sistema d'energia si sia consolidato nel produrre un rifornimento regolare di combustibile per gli impianti di energia elettrica, diventerà più praticabile la costruzione di complessi sistemi di gassificazione per produrre metanolo dai "cubi" di biomassa, oppure la creazione di benzina sintetica dal metanolo attraverso l'aggiunta al gassificatore dell'apparecchiatura per il procedimento Mobil Co.

Agli agricoltori deve essere permesso di coltivare "piante d'energia" capaci di produrre 10 tonnellate per acro in 90-120 giorni.Il raccolto deve essere di natura legnosa e ad alto contenuto di ligno-cellulosa. Deve inoltre poter crescere in qualsiasi zona climatica degli Stati Uniti, senza entrare in competizione con la produzione di derrate alimentari per l'utilizzo dei terreni più fertili, ma essere quindi alternato a rotazione ad altri raccolti oppure coltivato in aree marginali non proficue per i prodotti alimentari.

Quando gli agricoltori potranno trarre profitto dal coltivare energia, non ci vorrà molto per raggiungere un 6% di terreni continentali americani convertiti in coltivazioni di bio-combustibile, percentuale che sarebbe sufficiente a rimpiazzare la dipendenza della nostra economia dai combustibili fossili.

Non aumenteremo il livello di CO2 nell'atmosfera e, diminuiranno i cambiamenti climatici avversi e la minaccia del riscaldamento globale dovuto all'effetto serra.

Per mantenere bassi i costi, i reattori della pirolisi devono essere collocati entro un raggio di 75km. circa dalle coltivazioni. Tale necessità riporterebbe la vita nelle piccole città in seguito alla creazione di posti di lavoro nella zona.

La canapa é il produttore numero uno di biomassa sulla terra: 10 tonnellate per acro in circa 4 mesi. E' una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa. Il legno produce invece un 60% di cellulosa. Questa pianta d'energia può essere raccolta con attrezzature già disponibili. Se ne possono fare dei cubi modificando le macchine per la "cubatura" del fieno. Tale metodo comprime il volume, così da ridurre i costi di trasporto dal campo all'impianto di pirolisi; inoltre i cubi di biomassa sarebbero pronti per la conversione senza ulteriori trattamenti.

La resistenza alla siccità fa della della canapa la pianta ideale per le secche zone occidentali del paese. Essa é l'unica risorsa di biomassa in grado di rendere l'America indipendente dal punto di vista energetico ed il nostro governo nel 1938 l'ha resa illegale.

Ricordate che in dieci anni, entro il 2000, l'America avrà esaurito l'80% delle sue riserve di petrolio.

Faremo guerra agli arabi per mantenere il privilegio di guidare le nostre auto? Smantelleremo le nostre terre per cercare carbone ed avvelenare la nostra aria al fine di utilizzare le nostre auto per altri 100 anni? Raderemo al suolo le nostre foreste per il nostro fabbisogno di energia? Durante la Seconda Guerra Mondiale i Giapponesi ci bloccarono gli approvvigionamenti di canapa ; il governo federale rispose allora all'emergenza sospendendo la proibizione della marijuana. Gli agricoltori americani patrioti furono incoraggiati a richiedere una licenza per coltivare la canapa ed essi reagirono entusiasticamente, centinaia di migliaia di acri vennero coltivati a canapa.

La questione contro la produzione di canapa non è sostenuta da investigazioni minuziose, il tipo coltivato per creare biomassa produce marijuana di qualità molto scarsa. I 20-40 milioni di americani che fumano marijuana sarebbero molto riluttanti a fumare canapa per biomassa che, come marijuana, non ha evidentemente nessun valore.

E' ora che il governo risponda nuovamente alla nostra emergenza economica, come fece nella Seconda Guerra Mondiale, per permettere agli agricoltori di coltivare canapa americana, così che questo vigoroso paese possa divenire ancora indipendente dal punto di vista energetico e libero dallo smog.








Canapa, cannabis e marijuana. Sono parole che spesso si usano solo quando si parla di droga, ma da qualche tempo si iniziano a sentire anche in campo medico. Da sempre inoltre si usano in agricoltura, perché la canapa è una pianta di cui da poco si è incentivata la produzione anche in Italia. Ma un principio attivo di quest'erba (il Thc) sembra essere molto utile anche per curare diversi disturbi di salute. Per questo, negli ultimi tempi, gli studi scientifici e le sperimentazioni mediche stanno diventando sempre più frequenti. Ecco i risultati più interessanti delle maggiori ricerche internazionali.

Che cosa è la canapa?

- La canapa è il nome italiano di una pianta che in modo scientifico viene definita cannabis sativa. Dal punto di vista botanico si distinguono due sottospecie di questa pianta: la cannabis sativa sativa, tipica dei Paesi settentrionali, impiegata comunemente in agricoltura e la cannabis sativa indica, tipica dei Paesi più caldi, è questa la varietà che viene utilizzata in campo medico.

- La cannabis sativa indica viene normalmente chiamata anche canapa indiana ed è quella che ha il maggiore contenuto di Thc, un principio attivo. Dalle foglie e dai fiori di questa pianta si ricava la marijuana che contiene una percentuale di Thc che varia dall'1 al 5 per cento. Un altro derivato è l'hashish: si produce a partire dalle resine della pianta e contiene percentuali di Thc variabili dal 5 al 20 per cento. Dalla cannabis, infine, si ricava anche l'olio di cannabis che può contenere fino al 60 per cento di Thc.

In Italia è ammessa solo quella per uso agricolo

- Il Consiglio dei ministri dell'Agricoltura dell'Unione europea, nella seduta del 17 luglio 2000, ha approvato la riforma dell'organizzazione comune di mercato che riguarda anche la coltivazione della canapa. Al Consiglio, per l'Italia, ha partecipato anche il ministro delle Politiche agricole e forestali Alfonso Pecoraro Scanio. - La riforma prevede aiuti per la coltivazione e la trasformazione della canapa per uso tessile, cioè per produrci fibre e tessuti. Quindi, questo provvedimento legislativo non ha nulla a che vedere con l'uso di questa erba in campo medico.

Come agisce il Thc

- La cannabis contiene un centinaio di principi attivi, dei quali circa una sessantina appartengono alla classe dei cannabinoidi. Tra questi il principale è il delta-9-tetraidrocannabiolo, la cui sigla è Thc, a cui si devono la maggior parte delle azioni curative della pianta. - Nella cannabis sativa sono contenuti anche altri cannabinoidi: il delta-8Thc, che non è psicotropo, ma che sembra avere comunque proprietà curative, soprattutto antiemetiche, cioè che aiutano a contrastare il vomito in particolare nei bambini malati di leucemia, e il cannabidiolo, capace di contrastare le convulsioni. - Di recente, è stato scoperto che nel cervello umano esistono dei recettori specifici per i cannabinoidi e che il nostro organismo produce una sostanza (l'anandamide), in grado di interagire con questi recettori. Ciò ha permesso di scoprire l'esistenza di un vero e proprio "sistema cannabinoide endogeno", il cui ruolo all'interno dell'organismo non è ancora del tutto chiaro, ma il cui studio permetterà di capire i meccanismi che sono alla base delle proprietà curative dei cannabinoidi.

Per quali disturbi è utile:

Dal mal di testa ai dolori mestruali - Una delle principali azioni farmacologiche del Thc sul cervello è quello di ridurre la sensibilità al dolore. Per questo è molto utile come analgesico nei confronti di disturbi, come emicrania ricorrente o dolori mestruali. - Soprattutto in quest'ultimo caso il Thc è adatto in quanto ha anche una funzione miorillassante, cioè decontrarre i muscoli. Inoltre, il Thc ha un'azione antinfiammatoria, quindi, è utile anche in altri tipi di dolori come quelli dovuti ai reumatismi. Gli spasmi muscolari - Gli spasmi muscolari sono contrazioni anomale dei muscoli del corpo, spesso dovute a serie malattie come la sclerosi multipla o il morbo di Parkinson. I cannabinoidi hanno sui muscoli un effetto miorilassante e antispastico, di conseguenza aiutano a decontrarre la muscolatura, come dimostra uno studio uscito di recente sulla rivista scientifica "Nature". - Queste specifiche proprietà curative si spiegano perché i recettori per il cannabinoidi Cb1 sono concentrati maggiormente nei gangli basali e nel cervelletto, cioè nelle aree del cervello deputate alle funzioni motorie. - Anche per questo motivo, la Royal pharmaceutical society, un'associazione inglese, ha di recente avuto l'autorizzazione dal governo britannico a procedere a un'ulteriore sperimentazione su 2000 persone malate di sclerosi multipla, per poter trovare la formulazione farmaceutica migliore a combattere questo serio disturbo. - Infatti, uno dei principali nodi da risolvere per la somministrazione farmaceutica della cannabis è proprio trovare la formulazione più adatta a ogni tipo di disturbo che si cerca di curare. Nel caso degli spasmi muscolari, la strada più seguita dal punto di vista scientifico è quella dell'aerosol.

L'asma - I cannabinoli hanno anche un effetto broncodilatatore, cioè aiutano a dilatare i bronchi e facilitando la respirazione. Questa proprietà potrebbe essere sfruttata da chi soffre di asma, ma la ricerca sta ancora lavorando su una formulazione farmaceutica che consenta una modalità di somministrazione diversa dal fumo perché quest'ultimo danneggerebbe comunque i polmoni.

Il glaucoma - Il glaucoma è un serio disturbo della vista caratterizzato dall'aumento della pressione intraoculare, cioè quella all'interno degli occhi. Per questa malattia il delta-9-Thc sembra essere utile in quanto, in alcuni casi, riesce a diminuire la pressione interna. - A scoprire ciò è stato un cittadino statunitense, il dottor Randall il quale ha ottenuto dalla legge di potersi curare con derivati della cannabis, aprendo la strada a questa terapia per questo specifico disturbo della vista. La sua scelta, infatti, ha trovato conferma anche in successivi studi clinici.

La nausea, il vomito durante la chemioterapia - Già dal 1985 la Fda (la Food and drug administration), ossia l'ente americano che controlla i medicinali negli Usa ha permesso la vendita di un cannabinoide sintetico, ossia prodotto in laboratorio, il dronabinolo, in grado di contrastare la nausea in chi è sottoposto a chemioterapia. - La chemioterapia è un insieme di cure a base di farmaci chimici che si usano per combattere i tumori, gli effetti collaterali che accompagnano questo trattamento sono spesso molto pesanti. I farmaci a base di principi attivi estratti dalla cannabis aiutano ad alleviare gli effetti collaterali, in particolare il vomito e la nausea.

L'inappetenza nei malati di Aids - Recenti studi hanno dimostrato che un cannabinoide sintetico, il dronabinolo, riesce anche a stimolare l'appetito, producendo un significativo aumento di peso, nelle persone malate di Aids e colpite dalla cosiddetta sindrome del deperimento. - E' stato, inoltre, presentato uno studio che ha chiarito che i derivati della cannabis non interferiscono con i farmaci antivirali, cioè quei medicinali utilizzati per combattere i virus come quello dell'Hiv, che provoca l'Aids.

Le convulsioni epilettiche - Il cannabidiolo, ossia un cannabinoide non psicoattivo, sembra avere anche proprietà anticonvulsionanti, cioè che aiutano a combattere le convulsioni, uno dei sintomi più comuni dell'epilessia. - Gli studi effettuati su questa malattia, però, sono ancora alla fase sperimentale, anche se molti malati, che si sono sottoposti volontariamente agli esperimenti, sostengono che il cannabidiolo li ha aiutati a superare con più facilità le convulsioni. - Anche per questo la British medical association, uno degli enti britannici più autorevoli in campo sanitario, ha di recente raccomandato di approfondire le ricerche sull'azione di questa sostanza.

I disturbi neurodegenerativi - Il morbo di Alzehimer, quello di Parkinson, la corea di Huntington, sono tutte malattie definite neurodegenerative perché sono provocate da una degenerazione delle cellule nervose. - Recenti studi, condotti da studiosi internazionali, tra cui un ricercatore italiano Maurizio Grimaldi, hanno scoperto che il cannabidiolo, un componente non psicoattivo della cannabis, aiuta a proteggere le cellule del cervello. - La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica "Proceedings of national academy", ha dimostrato che il cannabidiolo agisce come un antiossidante, cioè combatte l'invecchiamento e la morte dei neuroni. Anche se gli studi sono sempre alla fase sperimentale questa scoperta apre nuove possibilità nella cura dell'ictus e dei disturbi neurodegenerativi.

All'estero già è un farmaco - La normativa che in Italia regola la cannabis indica è il Dpr numero 309 del 9 ottobre 1990: nel nostro Paese non sono in vendita farmaci allopatici che utilizzino la cannabis indica, che invece è presente in alcuni medicinali omeopatici, anche se in dosi minime (si misurano in nanogrammi, ossia in miliardesimi di grammo). - All'estero, ed esattamente negli Usa, in Israele, in Germania, in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi esistono due cannabinoidi sintetici già in commercio: il dronabinol e nabilone. Questi farmaci vengono venduti dietro presentazione di ricetta medica per curare gli effetti collaterali della chemioterapia e per stimolare l'appetito nei malati di Aids, anche se entro il 2002 diventerà possibile utilizzarli per combattere gli spasmi della sclerosi multipla e per altri disturbi.



Un problema: come somministrala? - L'istituto di medicina dell'Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti, lo scorso anno ha riconosciuto ufficialmente i benefici derivati dalla cannabis nella cura di determinate malattie. Nello stesso documento, però, l'ente americano ha portato all'attenzione del mondo scientifico il problema della ricerca di una somministrazione della cannabis diversa dal fumo. - Infatti, l'inalazione dei cannabinoidi tramite il fumo provoca danni simili a quelle delle sigarette che vanno da una semplice irritazione delle vie respiratorie a problemi molto più seri, come il tumore ai polmoni. Per questo la comunità scientifica internazionale sta cercando metodi di somministrazione alternativi al fumo che, nelle persone malate, ha effetti ancora più nocivi. - Per adesso si è arrivati a produrre come alternativa al fumo le pillole, ma il loro costo è molto elevato, inoltre l'assorbimento attraverso il tratto grastrointestinale è molto lento e gran parte del principio attivo viene inattivato dal passaggio nel fegato. - Un'altra modo di somministrazione che si sta sperimentando è quello inalatorio, cioè i principi attivi della cannabis vengono inalati come avviene durante un normale aerosol. Sono, inoltre, allo studio anche cerotti che rilasciano attraverso la pelle queste sostanze attive.

24/11/2010 16:01
 
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I link (ovvero le fonti) non vanno.
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Mid Carder
24/11/2010 16:02
 
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Re:
MasslessMeson, 24/11/2010 16.01:

I link (ovvero le fonti) non vanno.




sì lo so,ho copiato direttamente,le fonti non le ho

se hai pazienza puoi leggere tutto [SM=x54481]
24/11/2010 16:09
 
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Ma speriamo di no, se no poi alle divise tocca lavorare davvero anzichè correre dietro ai ragazzini o a uno che per fumarsi una canna si nasconde che manco un latitante.
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