Società, squadra, settore giovanile, stadio, merchandising, sponsor, diritti televisivi. Il Napoli guarda avanti e pensa in grande. Perché il primo passo del piano di De Laurentiis, se possibile prima ancora d’una serie A subito e per forza è «la crescita e il rafforzamento dell’azienda». Un’azienda solida e senza più confini. Lanciata verso un futuro che già «guarda all’internazionalizzazione». Forse per come va il calcio nazionale e per i problemi con i quali deve fare ancora i conti, De Laurentiis corre troppo, ma nell’attesa che il nuovo capo della Federcalcio sgonfi il vecchio pallone e ne rigonfi uno tutto nuovo, può cominciare a dare un’altra spinta verso l’alto al proprio club. Cominciando da dove? Da tre punti base: reperimento di nuove e più ricche risorse, potenziamento della squadra, rinnovamento dello stadio. Risorse. Beh, è evidente che per diventare ricco al Napoli serve la serie A. Intanto, più che il marchandising ancora da sviluppare, il Napoli nell’immediato punta ad attrarre nuovi sponsor e ad ampliare il mercato delle immagini in tv. Qualcosa è già cambiato con la serie B. I ricavi dalle sponsorizzazioni, ad esempio, sono più che raddoppiati, passando dai 7 ai 15 milioni di euro e la previsione è che un Napoli in A porterebbe le entrate tra i 30 e i 40 milioni. Complessivamente, ovvero calcolando anche la cessione dei diritti televisivi e i ricavi della pubblicità attraverso il web, il Napoli con la squadra promossa in serie A, nella prossima stagione pensa di poter mettere complessivamente in cassa tra i 120 e i 130 milioni di euro. Squadra. «Con Reja anche in futuro», ha detto De Laurentiis rafforzando così il ruolo dell’allenatore. Ma con Reja oppure no, è evidente che in A il club dovrebbe investire molto e bene nella squadra. E a questo sarebbe certamente destinata parte del «tesoretto». Delle maggiori entrare. Stadio. Avanti con il San Paolo, come voleva De Laurentiis. E allora dalla concessione alla gestione e poi via con un solido investimento - tra i 30 e i 50 milioni di euro — per rifare tutto. Via la copertura e via il terzo anello già interdetto, innanzitutto. Poi copertura della sola tribuna ma con una struttura più leggera e abolizione della pista d’atletica con gli spalti degradanti dal gradino più alto sino al campo. Come l’Olimpico di Roma. O come è stato fatto a Cagliari. Infine, la trasformazione degli interni per un San Paolo aperto tutti i giorni sia per lo shopping che per il tempo libero.
Fonte: Il Mattino
qesta notizia mi rende felicissimo,finalmente avremo un s.paolo
ristrutturato......
speriamo bene grazie aurelio....