| | | OFFLINE | Post: 2.816 | Registrato il: 30/12/2005 | TW World Champion | |
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08/11/2006 22:37 | |
Per Dida e Wicked:
Conosco Leo da tanto tempo, era per prenderlo in giro, non conoscete bene la storia che c'è dietro |
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| | | OFFLINE | Post: 36 | Registrato il: 23/11/2005 | Jobber | |
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08/11/2006 22:43 | |
Scritto da: Santo Rules88 08/11/2006 22.35
didinho come c'è gente ke a 14 anni si professa fascista e va in giro con la foto del duce nel portafoglio, quando neanche i veri fascisti lo facevano, c'è anke gente ke a 14 anni si professa comunista e gira con la maglia di Che Guevara, quando nemmeno chi è iscritto al partito comunista da 50 anni lo fa....
confermo, c'è gente che si professa fascista o comunista ma non sa nemmeno cosa significhi |
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08/11/2006 22:53 | |
Scritto da: Gordon Freeman85 08/11/2006 19.51
Dico che e' una grande sconfitta per Bush e una dimostrazione di come la sua politica non piaccia agli Americani. Ora naturalmente ridimensioneranno la guerra in Iraq e in Afghanistan che e' gia' costata troppi morti inutili.
quotone... |
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09/11/2006 15:49 | |
Passano all'Asinello New York, Ohio, Massachusetts, Arkansas, Colorado e Maryland
Ma i repubblicani tengono in California, Florida e Texas. Trionfo per Schwarzenegger
Governatori, vincono i democratici
strappati al "Gop" sei stati chiave
Arnold Schwarzenegger rieletto governatore della California
ROMA - Trionfo per i democratici anche nella sfida per le poltrone dei governatori. Almeno 28 Stati, su un totale di 50, vanno al partito dell'Asinello nelle elezioni di metà mandato. In precedenza i repubblicani erano in vantaggio, 28 contro 22.
Tornano ai democratici, dopo una parentesi di oltre dieci anni, stati chiave come quello di New York, con Eliot Spitzer che va al posto del repubblicano George Pataki; e il Massachusetts, vinto da Deval Patrick (il secondo afroamericano ad essere eletto governatore nella storia degli Usa), che sostituirà il repubblicano Mitt Romney.
L'onore dei repubblicani viene salvato dall'ex attore di origine austriaca Arnold Schwarzenegger, rieletto trionfalmente in California; da Charlie Crist in Florida (che sostituirà Jeb Bush, il fratello del presidente George W. Bush); e da Rick Perry in Texas, che aveva sostituito il presidente Bush una volta che questi era arrivato alla Casa Bianca.
Passano ai democratici anche l'Ohio, l'Arkansas e il Colorado, tre stati tradizionalmente, o almeno recentemente, repubblicani, oltre al Maryland. In Ohio, il democratico Ted Strickland ha facilmente battuto il repubblicano Ken Blackwell; in Arkansas, il democratico Mike Beebe ha avuto la meglio sul repubblicano Asa Hutchinson; in Colorado il democratico Bill Ritter ha sconfitto il repubblicano Bob Beauprez. In Maryland il governatore repubblicano Robert Ehrlich è stato battuto dallo sfidante democratico, il sindaco di Baltimore Martin O'Malley.
Si tratta di un voto chiave, anche per l'influenza politica che può essere esercitata dal governatore di uno stato nel sostenere il candidato alla presidenza del partito.
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09/11/2006 15:50 | |
Rieletta al Senato per lo stato di New York la ex first lady con una valanga di voti
E l'italo-americana Pelosi sarà la prima speaker donna della Camera
Trionfo al femminile per Hillary e Nancy
tutti i personaggi del voto mid-term
Hillary con il marito Bill dopo la vittoria
ROMA - E' un trionfo al femminile quello del partito democratico, che al voto mid-term vede la netta affermazione di due "lady di ferro": Hillary Clinton e Nancy Pelosi. La ex first lady è stata facilmente riconfermata al Senato per lo stato di New York, e Nancy Pelosi sta per diventare la prima speaker della Camera donna.
Il trionfo di Hillary. Forte di una vittoria a valanga, col 70 per cento dei voti contro il 27 per cento del rivale John Spencer, l'ex first lady ha superato il test elettorale 2006 confermandosi senza difficoltà per un secondo mandato senatore dello Stato di New York. Con il marito Bill Clinton al fianco, Hillary ha ringraziato New York e i suoi elettori, all'Hotel Sheraton di Manhattan, per esser stati al suo fianco e aver votato "per cambiare le cose" in America.
"I tempi sono maturi per il cambiamento, per risolvere i problemi di New York e dell'America. Sono pronti per un nuovo inizio", ha detto l'ex first lady. E ha citato il vicepresidente Dick Cheney, il quale la scorsa settimana aveva detto che, comunque fosse andato il voto, l'amministrazione Bush sarebbe andata avanti imperterrita sulla sua strada. "Non così in fretta signor vicepresidente", ha detto Hillary.
Nancy Pelosi, lo speaker è donna. Trionfo anche per Nancy Pelosi. Madre di cinque figli, nonna di altrettanti nipoti, Nancy Pelosi diventerà presidente della Camera dei rappresentanti ora che i democratici sono tornati ad essere maggioranza. Sarà la prima volta nella storia che una donna (e una italo-americana) occupa una poltrona solitamente descritta come "a due battiti di cuore" dalla presidenza: lo speaker è la seconda carica istituzionale nella linea di successione dopo il vicepresidente degli Stati Uniti.
Nancy Patricia D'Alesandro Pelosi è una intransigente progressista ma anche una maestra della mediazione.
"Nancy conosce la regola aurea della reciprocità. Ti aiuto se tu mi aiuti", ha detto di lei Jamer Thurber, direttore del Center for Congressional and Presidential Studies. E se negli ultimi anni ha fatto rigare dritto, in nome della disciplina di partito, le truppe democratiche della Camera, lo ha fatto con il piglio usato in famiglia per crescere la numerosa prole.
Pelosi è arrivata a Washington nel 1987 e ha passato i primi anni a occuparsi di Aids, di aborto e di diritti umani in Cina. Inizialmente poco interessata a una posizione di leadership, nel 2002 fece storia diventando la prima donna leader dell' opposizione. Ha fatto storia di nuovo ieri diventando, per la prima volta da quando sono nati gli Stati Uniti, la Madam Speaker.
Ma sono molti i protagonisti di questo voto cruciale che ha visto una forte affermazione del partito dell'Asinello.
New York in blu. En plein democatico a New York, dove oltre al trionfo di Hillary al Senato, l'Asinello conquista altri due posti chiave. Eletto governatore Eliot Spitzer, che ha battuto a valanga il rivale John Faso, prendendo il posto del repubblicano George Pataki nella poltrona di governatore che 12 anni fa era stata dell'italo-americano Mario Cuomo.
E proprio il figlio di Cuomo, Andrew, è andato ad occupare il posto di procuratore generale dello Stato lasciato libero da Spitzer: Cuomo ha battuto il magistrato della contea di Westchester Jeanine Pirro.
Rieletto Ted Kennedy. Anche Ted Kennedy ce l'ha fatta. Scontata la rielezione in Massachusetts al Senato nelle file dei democratici per il fratello del presidente John F. Kennedy. Il senatore ha rappresentato il Massachusetts alla camera alta per 43 anni. E' stato eletto per la prima volta nel 1962 per completare il mandato del fratello John, eletto presidente. Da allora Ted Kennedy ha servito sette mandati pieni da senatore ed è attualmente il secondo parlamentare per anzianità in Senato.
Il primo musulmano al Congresso. Keith Ellison, democratico, è diventato oggi il primo musulmano a essere eletto al Congresso degli Stati Uniti. Ellison ha conquistato in Minnesota un seggio alla Camera dei Rappresentanti. Ellison, un magistrato nero di 43 anni, è riuscito a neutralizzare una serie di atacchi durante la campagna elettorale in cui è espresso a favore dela ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq.
Schwarzenegger, il "sequel". Il repubblicano Arnold Schwarzenegger è stato rieletto governatore della California con una ampia maggioranza. "Terminator" ottiene quasi la maggioranza assoluta dei voti, e sbaraglia il suo avversario, il democratico Phil Angelides. Schwarzenegger, un repubblicano atipico, era stato eletto due anni or sono governatore, quando, con una procedura elettorale particolare, poco applicata negli Stati Uniti, il suo predecessore Gray Davis, un democratico, era stato cacciato per referendum dal Campidoglio di Sacramento. Ora l'ex attore di origine austriaca sarà governatore per 4 anni, ma non potrà più essere rieletto.
Sconfitta in Florida per il "Gop". I repubblicani hanno perso il seggio della Camera in Florida lasciato libero dall'ex deputato Mark Foley, dimissionario in ottobre dopo lo scandalo delle e-mail a luci rosse a stagisti del Congresso. Il nome di Foley era rimasto sulla scheda anche se a tentare di mantenere il seggio per i repubblicani è stato il suo rimpiazzo in extremis Joe Negron, che ha perso.
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09/11/2006 15:52 | |
Analisi della conferenza stampa in cui il presidente riconosce
la vittoria democratica: "Non avevo previsto questa disfatta"
Il rodeo di George W. Bush
la frustrazione dello sconfitto
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
Bush accompagna Rumsfeld
fuori dall'ufficio Ovale
WASHINGTON - Se c'erano un uomo, un volto, un atteggiamento che incarnavano più di ogni altro l'era Bush, la sua presunzione e i suoi fallimenti, quest'uomo era Donald Rumsfeld, quel Rummy beatificato inizialmente, e poi scaricato come zavorra, dagli ultrà dell'unilateralismo, delle guerre preventive e dei "cambi di regime".
Non ci potrebbe essere dunque un punto esclamativo più sonoro al "pestaggio elettorale", al thumping, come lo ha chiamato onestamente lo stesso Bush che ne è la prima vittima, di questa brutale defenestrazione dell'uomo simbolo di un'epoca, addirittura mentre ancora in alcuni collegi si contano i voti per misurare le dimensioni finali della lezione.
Rumsfeld non è soltanto il solito agnello sacrificato dai pontefici del potere per placare una democrazia che sei anni di deriva ideologica avevano tentato di snaturare. È il segnale che l'America ha ripreso i sensi e li ha ripresi anche Bush che per sostituire Rumsfeld ha scelto un vecchio "commis de etat", Robert Gates, ripescato dal circolo degli amici e fedeli di suo padre. Il rinsavimento di King George dalla sua follia comincia con il ritorno alla casa padre. Quello che aveva evitato di invadere l'Iraq prevedendo esattamente quello che sta accadendo ora.
È stato comunque ammirevole, il presidente Bush, a offrirsi ai giornalisti in diretta tv la mattina dopo la Little Big Horn repubblicana. Ha avuto coraggio e senso sportivo di fronte alla disfatta, perché Bush è americano, cresciuto nel culto della volontà popolare, non importa quanto risicato sia il margine, e ha vissuto in prima persona gli alti e bassi delle fortuna paterne, esaltato e poi sconfitto, nel 1991. "Sono stato varie volte in questo rodeo", ha sorriso con tono riflessivo e ironico, e se il toro della volontà popolare questa volta lo ha sbalzato brutalmente, il politico Bush sa sempre reagire meglio del Bush statista.
Le parole che ha detto, le offerte di collaborare con un Congresso perduto ormai anche al Senato oltre che alla Camera, le promesse di "finire il lavoro in Iraq", naturalmente senza mai specificare che cosa significhi finire il lavoro né quando, sono le formule di rito che un Capo dello Stato e del governo deve dire quando sente mancargli la terra sotto i piedi.
Altri grandi presidenti, come Reagan negli anni 80 e Clinton negli anni 90 dovettero imparare a governare senza poter contare su un Parlamento addomesticato e Wall Street ha applaudito facendo salire i corsi, perché la condizione del potere diviso, tra esecutivo e legislativo di colore opposto, è la normalità, non l'eccezione nella storia americana. È esattamente ciò che i prudenti, malfidenti padri della patria avevano voluto, costruendo quel marchingegno di elezioni in tempi e anni scalati e di competenze distinte che ha sorretto la più grande democrazia del mondo attraverso due secoli di guerre e un discreto numero di pessimi presidenti.
Nel suo tono pensoso e a tratti spiritoso, che ora finalmente può affiorare dietro l'armatura della retorica bellicista e vanagloriosa che proprio Rumsfeld rappresentava, Bush ha lasciato intravedere i segnali di quel pragmatismo e di quella rinuncia ideologica che gli elettori, votando contro di lui in maniera incontestabile, gli hanno finalmente imposto. Quando un reporter gli ha chiesto se finalmente avesse letto tanti libri quanto il suo "cervello", il suo Machiavelli elettorale, Karl Rove, Bush ha risposto scoccando un'occhiata assassina a Rove, seduto in prima fila: "No, perché io, a differenza di altri, ero troppo impegnato nella campagna elettorale".
La stoccatina a colui che ancora due anni or sono aveva incoronato come "l'architetto" della vittoria, e l'esecuzione sommaria di Rumsfeld al quale aveva garantito, mentendo, il contratto sicuro fino al 2009 appena tre giorni prima del voto, possono indicare che anche Bush, come gli elettori, è uscito da quella ubriacatura di sciovinismo e di panico che aveva comprensibilmente afferrato tutto il paese, dopo l'11 settembre.
Ascoltando il presidente che ieri ammetteva la propria "frustrazione" di fronte al sanguinoso pantano iracheno, che confessava di "non avere previsto" il massacro dei repubblicani fedeli a lui, si aveva la sensazione di rivedere il "vero Bush", quello che avevamo ascoltato nella prima campagna elettorale parlare come un realista moderato, come un repubblicano classico, allergico alle avventure internazionali e cauto nell'impiego della forza militare.
Le circostanze, la presenza di un interlocutore in Parlamento che dal 3 gennaio prossimo lo minaccia con commissioni d'inchiesta, con il controllo di tutti i fondi pubblici e con ipotesi di impeachment, ha demolito il "falso Bush", nato dallo shock dell'11 settembre e cementato sulle rovine del Word Trade Center con il megafono in mano e le lacrime agli occhi pochi giorni dopo, in piedi su cataste di resti umani. Il Bush falso neo-con, giustiziere di regimi sgraditi e di tiranni non utili, era appunto un'invenzione neo-con, la creatura di circostanze e di personaggi che gli avevano offerto un kit ideologico preconfezionato e pret a porter, per rispondere al suo bisogno di agire e reagire. O sarà così o il "falso Bush" si condannerà a due anni di irrilevanza, condannando il partito anche a perdere la Casa Bianca nel novembre del 2008.
Martedì non ha vinto la sinistra, né perduto la destra. Ha vinto l'America moderata e pragmatica, quella che accetta, si emoziona, si mobilita, ma poi misura, pesa e licenzia in tronco. La disfatta elettorale, il thumping, che è il calpestare della terra sotto lo stivale, costringerà il "vero Bush" a farsi avanti e il "falso Bush" a ritirarsi, come ha ritirato colui che gli aveva offerto lo strumento sbagliato per realizzarsi, Rumsfeld, La scelta di Robert Gates, bushiano ma non bushista, amico dell'altro George, ex direttore della Cia scelto dal padre, abile mediatore, è ciò che i veri sconfitti di questa elezione storica, che dopo sei anni di "monocolore repubblicano" riporta equilibro fra le istituzioni, gli ideologhi, più aborrono: è un realista.
Uno che sa, come lo sa la nuova maggioranza democratica, che ha ragione Bush quando dice che l'America resta obbiettivo di fanatici e assassini, che una guerra, invisibile quanto letale, è in corso e scappare non è mai una vittoria. Ma ora il problema per l'America e per i democratici che hanno ereditato il tragico bambino iracheno, non è vincere, è trovare una soluzione che possa sembrare una vittoria. Una soluzione, appunto, realistica, come realistica è tornata a essere la democrazia americana. |
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09/11/2006 15:56 | |
Scritto da: Santo Rules88 08/11/2006 22.35
didinho come c'è gente ke a 14 anni si professa fascista e va in giro con la foto del duce nel portafoglio, quando neanche i veri fascisti lo facevano, c'è anke gente ke a 14 anni si professa comunista e gira con la maglia di Che Guevara, quando nemmeno chi è iscritto al partito comunista da 50 anni lo fa....
bè io la trovo ridicola come cosa sia x pseudo fascisti che x pseudo comunisti, così cm trovo ridicolo a prescindere qst schierarsi cn fazioni estreme qnd alla fine si sa, sn solo personaggi folkloristici, le decisioni le prendono i moderati.
Pure la nostra sinistra nn mi pare abbia parlato in questi 7 mesi delle varie promesse fatte dall'ala più estrema della sua coalizione, pacs su tutte, proprio xchè tanti moderati cm ad esempio rutelli nn sn d accordo x cui difficilmente si fa. |
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09/11/2006 16:14 | |
1 Non sono comunista
2 Non me ne frega un cazzo se i democratici nn vgliono la guerra un iraq
3 il mio intervento era per dire che tra repubblicani e democratici nn vedo tutta sta grande differenza
Per hbk4ever, rifletti prima di parlare, Grazie |
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| | | OFFLINE | Post: 2.837 | Registrato il: 30/12/2005 | TW World Champion | |
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09/11/2006 16:34 | |
Scritto da: Leo-Leo 09/11/2006 16.14
1 Non sono comunista
2 Non me ne frega un cazzo se i democratici nn vgliono la guerra un iraq
3 il mio intervento era per dire che tra repubblicani e democratici nn vedo tutta sta grande differenza
Per hbk4ever, rifletti prima di parlare, Grazie
Si ok, è uguale dire vogliamo la guerra e dire non vogliamo la guerra.
Ok, ok se la pensi così che ci posso fare io?
Informati come è la situazione americana invece di dire cavolate. Grazie. |
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09/11/2006 16:41 | |
beh spero diminuiscano le torture ai prigionieri ma essendo cristiani rinati bush e mezzo staff nn credo |
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| | | OFFLINE | Post: 1.375 | Registrato il: 09/05/2006 | IC Champion | |
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09/11/2006 20:37 | |
Contento, speriamo che Giorgino capisca qualcosa...
(so gia che non capira niente e che lo devono solo cacciare per far cambiare qualcosa, ma la speranza, si sa, e l'ultima a morire...) |
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09/11/2006 22:21 | |
Scritto da: $Hbk4ever$ 09/11/2006 16.34
Si ok, è uguale dire vogliamo la guerra e dire non vogliamo la guerra.
Ok, ok se la pensi così che ci posso fare io?
Informati come è la situazione americana invece di dire cavolate. Grazie.
Non mi sembra dia ver detto nessuan cavolata. Ho espresso solo la mia opinione, punto |
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| | | OFFLINE | Post: 7.391 | Registrato il: 20/08/2004 | Non ho un c.... da fare!!! | |
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09/11/2006 22:47 | |
Scritto da: TheProfKiller 08/11/2006 19.53
in italia non mi risulta ci sia una cosa del genere
L'Italia non è una repubblica presidenziale.
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| | | OFFLINE | Post: 52 | Registrato il: 23/11/2005 | Jobber | |
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09/11/2006 23:48 | |
Scritto da: The Engraver 09/11/2006 22.47
L'Italia non è una repubblica presidenziale.
meglio non dire che repubblica è |
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| | | OFFLINE | Post: 1.133 | Registrato il: 11/02/2006 | Main eventer | |
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10/11/2006 01:55 | |
Scritto da: Deadman forever 08/11/2006 19.55
non ci sn nemmeno stati i puritani se è per questo
Non ci sono puritani in Italia?
Ehm..
Uno di noi due è convinto di essere nel paese sbagliato, evidentemente.. |
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