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Analisi delle proposte economiche di Vendola

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2010 21:43
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Mi fanno male le dita
17/12/2010 00:39
 
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Le quotazioni di Nichi Vendola sono in costante crescita ed è giunto il momento di esplorare, al di là degli slogan e delle dichiarazioni altisonanti, qual è la sua effettiva proposta di politica economica. La sua esperienza come governatore della Puglia non è di particolare aiuto. L’Italia non è un paese federale e la politica economica che si può attuare a livello regionale sulla variabili che contano, in particolare le decisioni di tassazione e spesa pubblica, ha ben poco a che vedere con le decisioni intraprese a livello centrale. Il giudizio, necessariamente provvisorio, sulla proposta economica di Vendola deve quindi basarsi sulle sue (poche) uscite pubbliche sul tema. Baserò la mia analisi su due interviste che Vendola ha rilasciato al Sole 24 Ore, una lo scorso 27 ottobre e l’altra il 21 agosto. Il materiale è limitato, ma alcune idee risultano abbastanza chiare.

Lo Stato e la crisi

I cardini di qualunque organica di politica economica dovrebbero essere due. Primo, dato che l’Italia manifesta da più di un decennio un drammatico problema di crescita del reddito e della produttività, occorre un’analisi delle ragioni di tale crisi e una proposta per riattivare il processo di crescita. Secondo, dato che l’Italia resta un paese con un altissimo debito pubblico occorre spiegare come si intende ripagare tale debito. La prima questione è normalmente ignorata nel dibattito politico. Il centrodestra ha propagato l’assurda favola del paese in cui va tutto bene, facendo finta che i problemi non esistano. Il centrosinistra oscilla tra timide proposte di liberalizzazione e difesa dello status quo. La seconda questione è invece normalmente affrontata in modo sostanzialmente simile nei due schieramenti: il debito si paga tassando in modo massiccio gli italiani e senza toccare la spesa pubblica. Sto parlando dell’azione concreta di governo, non dei proclami retorici. In questo quadro, qual è la novità della proposta di Vendola? Direi nessuna.

Spero di non far troppa violenza al pensiero di Vendola se dico che le risposte che appaiono dai suoi interventi sono: 1) la produttività è bassa perché le imprese non investono e non innovano; 2) la soluzione è un attivo intervento dello Stato che dovrebbe investire direttamente e finanziare le imprese nei settori più utili alla crescita della produttività. Vendola quindi pensa che i politici siano più bravi degli imprenditori a scegliere gli investimenti e le industrie giuste. Questo è quello che pensano e fanno anche Berlusconi e Tremonti, per esempio dirigendo l’operazione Alitalia o sussidiando l’acquisto di motori fuoribordo e altri aggeggi i cui produttori stanno simpatici al governo. Se decenni di partecipazioni statali, interventi straordinari, cattedrali nel deserto e altri simpatici frutti degli “investimenti strategici” guidati dalla mano pubblica non sono stati sufficienti a convincere che sia una cattiva idea presumere che i politici sappiano meglio degli altri come investire i soldi (sempre degli altri), dubito che niente possa esserlo.

Anche su spesa pubblica e tassazione la posizione di Vendola manifesta una sostanziale continuità con il pensiero unico delle classi dirigenti politico-economiche italiane. Per esempio, nell’intervista di agosto, Vendola afferma che “occorre sostenere la domanda interna, dare ossigeno ai ceti medio-bassi, aumentare l’area di consumo, sbloccare la spesa degli enti locali ibernata dalle ridicole penalità delle norme sul patto di stabilità”. Andando al sodo, Vendola propone di sussidiare i consumi privati e aumentare la spesa pubblica locale. Questo può sembrare diverso da ciò che sta facendo Tremonti ma non lo è affatto. Per esempio, appena insediato, Tremonti si sbracciava affermando la necessità di ”sostegno della domanda”, che poi voleva dire abolire l’Ici. E quando giunge l’ora, la faccia dura del Tremonti rigorista si trasforma sempre nel sorriso compiacente del distributore di mancette, basta guardare l’ultimo maxi-emendamento alla legge finanziaria, in cui tra le altre cose si viene incontro esattamente alla richiesta vendoliana di allentare il patto di stabilità per i comuni.

Un giorno al governo

Se mai andasse al governo Vendola, che ha più volte dato prova di pragmatismo, dovrebbe prendere atto dei vincoli imposti dalla presenza di un debito pubblico che naviga al momento verso il 120% del Pil. Il governo non può allentare i cordoni della Borsa. Se i mercati si convincessero che il tempo della responsabilità è passato, i tassi sul debito schizzerebbero immediatamente a livelli greci o irlandesi. Vendola lo sa, e sa anche che più di tanto le tasse non si possono aumentare. Ne segue che grandi programmi di aumento della spesa pubblica, indipendentemente dal giudizio sulla loro desiderabilità, semplicemente non sono possibili. Per cui tutte le menate sull’allargamento dell’area del consumo e sulla spesa degli enti locali non possono che ridursi, in perfetta continuità con la linea seguita finora, in interventi cosmetici e necessariamente di entità ridotta. In altre parole, cose come la detassazione dei premi di produzione e gli “incentivi” per motori fuoribordo, probabilmente con un twist di sinistra. Poca roba, comunque. Nel frattempo, la pressione fiscale verrà mantenuta agli attuali, insopportabili, livelli. Una volta esclusa la possibilità di una riduzione della spesa pubblica questa è infatti l’unica alternativa che resta alla crisi finanziaria.

Non sono in grado di esprimere un giudizio globale sulla proposta politica di Vendola. Per ciò che riguarda la politica economica, che è l’unica area in cui posso esprimere un giudizio informato, mi pare che non ci sia alcuna novità. Mi aspetto quindi che, se Vendola si trovasse un giorno a Palazzo Chigi, la stagnazione italiana continuerebbe, più o meno con le stesse modalità con cui è continuata sotto i governi di centrodestra.

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L'autore è Sandro Brusco

www.stonybrook.edu/economics/people/faculty/sbrusco.html

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Io però mi chiedo una cosa, spesso leggo di giornalisti, docenti, economisti, banchieri, imprenditori, la Marcegaglia (lol), Marchionne (stralol), capoccia di ONG che parlano, dicono ci sono questi problemi, c'è quel problema, così non va, non si fa abbastanza, analizzano le proposte dei politici, e puntualmente nessuna di queste proposte va bene, ma allora, visto che loro sono così bravi a scrivere articoli, a rilasciare interviste, a trovare le magagne, a distruggere ogni proposta, perché non scrivono un articolo dove ci spiegano, pragmaticamente, con numeri e proposte reali e applicabili, come loro, dall'alto delle loro comode e sicure poltrone, pensano di poter risolvere i problemi del mondo e condurci tutti trionfalmente fuori da questa crisi che ci attanaglia?
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Da semiignorante in materia dico che la soluzione per uscire da questa crisi a mio avviso non c'è...che ce ne dicono il futuro è grigio,perche sia il socialismo che il liberismo a mio avviso non potranno dare risposte convincenti...e forse nemmeno le due idee mescolate insieme.
Io credo che bisognerebbe dare meno importanza a livello globale al confronto tra stati su base economica.
Un tempo gli stati si misuravano sulla loro potenza militare,poi sulla loro potenza economica,bisognerebbe trovare un nuovo modo di misurazione che tenga conto dell'economia ma non solo.Capisco che è un concetto piu filosofico che economico.
Si è arrivati ad un punto di non ritorno per il capitalismo.
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mickfoley82, 17/12/2010 0.48:

Da semiignorante in materia dico che la soluzione per uscire da questa crisi a mio avviso non c'è...che ce ne dicono il futuro è grigio,perche sia il socialismo che il liberismo a mio avviso non potranno dare risposte convincenti...e forse nemmeno le due idee mescolate insieme.
Io credo che bisognerebbe dare meno importanza a livello globale al confronto tra stati su base economica.
Un tempo gli stati si misuravano sulla loro potenza militare,poi sulla loro potenza economica,bisognerebbe trovare un nuovo modo di misurazione che tenga conto dell'economia ma non solo.Capisco che è un concetto piu filosofico che economico.
Si è arrivati ad un punto di non ritorno per il capitalismo.




Il capitalismo sta per tirare le cuoia ma il rischio e' che ci si porti tutti appresso...
Il fatto e' che oggi nessuno stato e' in grado di fare una politica economica indipendente tutto e' governato da Banca Mondiale e FMI e nel caso europeo anche dalla BCE.
Possiamo abbassare le spese militari? No la Nato ci bombarda.
Possiamo fare una politica di protezione monetaria? No l'Europa ci sbranerebbe e i mercati ci rivolterebbero come calzini.
Possiamo tassare gli investimenti? No i capitali fuggono all'estero e le industrie pure.

Possiamo solo galleggiare con questo sistema, e' il sistema politico che va cambiato prima del sistema economico altrimenti non se ne vede la luce.
[Modificato da @Chaos@ 17/12/2010 00:55]
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Re: Re:
@Chaos@, 17/12/2010 0.54:




Il capitalismo sta per tirare le cuoia ma il rischio e' che ci si porti tutti appresso...
Il fatto e' che oggi nessuno stato e' in grado di fare una politica economica indipendente tutto e' governato da Banca Mondiale e FMI e nel caso europeo anche dalla BCE.
Possiamo abbassare le spese militari? No la Nato ci bombarda.
Possiamo fare una politica di protezione monetaria? No l'Europa ci sbranerebbe e i mercati ci rivolterebbero come calzini.
Possiamo tassare gli investimenti? No i capitali fuggono all'estero e le industrie pure.

Possiamo solo galleggiare con questo sistema, e' il sistema politico che va cambiato prima del sistema economico altrimenti non se ne vede la luce.




Son daccordo io intendo che a livello proprio ideologico gli stati la smettano di confrontarsi solamente su base economica,ma che si trovi altre cose per un confronto,storicamente se nn erro il passaggio fondamentale per cui gli stati smisero di confrontarsi su base militare per passare a un confronto economico è stata appunto l'avvento della rivoluzione industriale,delle ideologie capitaliste ecc.....per cui diciamo pure che la rivoluzione informatica che puo' esser paragonata a quellaindustriale per importanza non ha pero' prodotto al momento nuove ideologie o cmq nuovi modi di organizzazione sociale....per cui ci vorrebbe un nuovo filone di pensiero che torni ad emancipare e a ridar importanza all'Uomo e alle sue associazioni....una volta si era schiacciati da Dio,poi dal capitale oggi siamo schiacciati da un qualcosa che nn abbiamo ancora capito ed è forse questo il problema.
[Modificato da mickfoley82 17/12/2010 01:05]
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Re: Re: Re:
mickfoley82, 17/12/2010 1.03:




Son daccordo io intendo che a livello proprio ideologico gli stati la smettano di confrontarsi solamente su base economica,ma che si trovi altre cose per un confronto,storicamente se nn erro il passaggio fondamentale per cui gli stati smisero di confrontarsi su base militare per passare a un confronto economico è stata appunto l'avvento della rivoluzione industriale,delle ideologie capitaliste ecc.....per cui diciamo pure che la rivoluzione informatica che puo' esser paragonata a quellaindustriale per importanza non ha pero' prodotto al momento nuove ideologie o cmq nuovi modi di organizzazione sociale....per cui ci vorrebbe un nuovo filone di pensiero che torni ad emancipare e a ridar importanza all'Uomo e alle sue associazioni....una volta si era schiacciati da Dio oggi siamo schiacciati dal Capitale e l'uomo muore.




il filone di pensiero c'e', la rete, e non intendo solo internet ma la rete come struttura orizzontale di un nuovo sistema di societa', e' un elemnto potenzialmente rivoluzionario e rida' importanza proprio a quello che hai detto te all'individuo e alle sue relazioni, un valore che va aldila' della merce (nonostante sia oggi molto mercificato) e' un passaggio storico molto importante non a caso molti lo paragonano alla rivoluzione della stampa a caratteri mobili che creo' un allargamento importante della fruizione della cultura.
I tmepi storici pero' sono quelli sono e sono accellerati solo dagli eventi umani e dal conflitto fra chi detiene il potere e non vuole lasciarlo e chi punta invece a decostruire quel sistema per costruirne un altro.
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Re: Re: Re: Re:
@Chaos@, 17/12/2010 1.08:




il filone di pensiero c'e', la rete, e non intendo solo internet ma la rete come struttura orizzontale di un nuovo sistema di societa', e' un elemnto potenzialmente rivoluzionario e rida' importanza proprio a quello che hai detto te all'individuo e alle sue relazioni, un valore che va aldila' della merce (nonostante sia oggi molto mercificato) e' un passaggio storico molto importante non a caso molti lo paragonano alla rivoluzione della stampa a caratteri mobili che creo' un allargamento importante della fruizione della cultura.
I tmepi storici pero' sono quelli sono e sono accellerati solo dagli eventi umani e dal conflitto fra chi detiene il potere e non vuole lasciarlo e chi punta invece a decostruire quel sistema per costruirne un altro.




Mi fai un esempio di rete come struttura orizzontale di societa' possibile..non ho ben capito il concetto,se puoi facendomi un esempio pratico....perche' sara ma io tra la gente oggi non vedo una grandissima voglia di collaborare,gia nelle piccole cose figurarsi in altre.
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Re: Re: Re: Re: Re:
mickfoley82, 17/12/2010 1.16:




Mi fai un esempio di rete come struttura orizzontale di societa' possibile..non ho ben capito il concetto,se puoi facendomi un esempio pratico....perche' sara ma io tra la gente oggi non vedo una grandissima voglia di collaborare,gia nelle piccole cose figurarsi in altre.



piu' che farti degli esempi ti consiglio uno dei maggiori sociologi contemporanei Manuel Castells e in particolare la sua trilogia sull'Eta' dell'informazione, li' c'e' ben rappresentato lo stato attuale e le possibili evoluzioni di quella che viene chiamata Network Society.
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Quello che secondo me è prioritario è che le masse si sveglino, e si ribellino contro il modello che prevede che un singolo prenda decisioni, che interesseranno direttamente e indirettamente altre persone, quindi una collettività, sulla base di ragionamenti privatistici, sulla base di un tornaconto personale o di un solo gruppo, invece che sulla base dell'interesse comune.

Per questo io se fossi a capo di uno Stato, invece che dare i soldi alle imprese li darei a chi decide di creare una cooperativa.

Stessa cosa la democrazia rappresentativa, che però secondo me non è spacciata, ma in una realtà dove pochi singoli detengono gran parte del potere economico, il rappresentante eletto diventa una facile preda.
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i titoli della trilogia son questi giusto?
* La nascita della società in rete
* Il potere delle identità
* Volgere di millennio.
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17/12/2010 01:37
 
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Chiedo candidamente cosa sia il famigerato euro bond.
Perchè a sentire i consigli europei, sembra che sia la panacea di tutti i mali...
17/12/2010 01:38
 
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L'Italia è schiava di parecchi problemi ma talvolta non troppo.

1) Il debito pubblico elevato ok, rallenta la crescita(e non sto qua a parlarvi di Okun, Phillips, Domanda Aggregata e modelli che descrivono tali passaggi), ma essendo quello italiano spalmato nel tempo, il pagamento degli interessi, seppur elevato, non ci permette un default, cosa che rischiano invece Grecia, Portogallo, Irlanda ed anche Spagna per aver letteralmente azzardato o truccato le loro Economie con manovre che han portato agli inizi benefici ma che adesso stan pagando con austerity, rivolte e prestiti salati da pagare.
2) Il patto di stabilità di Maastricht con i valori del 3% deficit/PIL e del 60% debito pubblico/PIL vanno riformati perchè appunto, sono anacronistici e dannosi.
Andavano bene quando è stato fatto tale patto(primi/metà anni '90?!?) quando si poteva pensare che un paese europeo potesse crescere più del 5% all'anno, permettersi di avere un avanzo di bilancio tale da pagare gli interessi sul debito senza aumentare il debito pubblico stesso(cosa che l'Italia non ha mai avuto nella sua storia - al max abbiam avuto un avanzo ma che non copriva comunque la totalità degli interessi)
Adesso quando il capotreno Germania arriva al max ad un 2% e tutti la guardano stupita.
Fate un pò voi.
3)Il sistema € va tenuto perchè è un paraculo, soprattutto per noi e per le materie prime con cui campano le nostre industrie.
E' bello sentir in giro "se tornasse la lira faremmo questo e quest altro". OK, avremmo una moneta che varrebbe di meno e che non ci difenderebbe, per esempio, dagli sbalzi del petrolio o delle materie, che negli ultimi 10 anni son schizzate.
4)L'unico motivo per cui son felice che il 14 dicembre Berlusconi non sia caduto è appunto il fatto che potevamo finire nella rete degli speculatori internazionali, avendo attualmente uno spread di 1,57...piuttosto appetibile. L'eventuale caduta del governo avrebbe fatto presumibilmente diminuire la nostra flebile credibilità finanziaria(abbiamo una sola A+ secondo le agenzie di rating[ste 3 puttane])
Se vedete quel che ha fatto recentemente la Spagna con i tassi al 3,4% annuali(quasi raddoppiati dall'ultima sessione) avendo collocato l'equivalente di 500 mln di € di BOT italiani...avrei un pò di timore a Madrid ma tanto non andranno in default. Certo tra un anno si vedrà.
5) Il debito pubblico è una cosa, il totale tra debito pubblico e privato ci premia ancora. Anche se è in peggioramento(per via di questa crisi).

L'unica cosa che l'Italia a mio avviso può fare è tagliare le spese inutili (1), investire su politiche energetiche rinnovabili e favorire incentivi (2), evitare di consultare sempre il PIL come dato ed usare il PIL Verde(3) {http://it.wikipedia.org/wiki/Prodotto_interno_lordo_verde} che tenga conto dell'impatto ambientale(essendo cittadino lombardo una cosa simile servirebbe visto che 5 anni fa c'eran solo campagne, adesso son spuntati centri commerciali come funghi alcuni in disuso, devono costruire TAV e la BreBeMi, alcuni paesi non hanno più ormai confini), fare leggi speciali in norma di urbanistica e sviluppo demografico delle città(4) che contrastino appunto gli effetti negativi della cementificazione del territorio, combattere la criminalità in maniera spietata(5) - sono un'idealista, ma voglio crederci; (6) riformare il sistema di trasporti in maniera intelligente: non troppo auto dipendenti, ma favorire costruzioni di metro, ferrovie; (7) trasformare le attività di grosse aziende evitando licenziamenti di massa che blocchino l'attività delle aziende stesse(esempio: FIAT), (8) favorire l'arrivo di capitali esteri e che nuove aziende estere trovino qui un'ambiente favorevole per insediare la loro attività(senza fare però come l'Irlanda, promettendo tassazioni iper agevolate che in 5 anni portino il paese al collasso) e (9) coinvolgere maggiormente ricerca, istruzione e lavoro per i giovani, altrimenti questa generazione non crescerà mai e tanti partiranno per altrove.

Un qualsiasi studente di Economia penso potrebbe arrivare a queste cose, ovviamente il problema è (A) applicarle con scrupolo senza far troppi danni; (b) convincere la gente ed i sindacati e (c) che se ne parli(cosa che in Italia non succede da anni ed anni - e non parlo solo di Politica).
[Modificato da TSEEMOD 17/12/2010 01:44]
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Re:
mickfoley82, 17/12/2010 1.33:


i titoli della trilogia son questi giusto?
* La nascita della società in rete
* Il potere delle identità
* Volgere di millennio.




si sono quelli aggiungi anche Galassia Internet, si dovrebbero trovare tutti in biblioteca.
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17/12/2010 01:42
 
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Re:
TheRealm, 17/12/2010 1.37:

Chiedo candidamente cosa sia il famigerato euro bond.
Perchè a sentire i consigli europei, sembra che sia la panacea di tutti i mali...



Gli E-bond, che sono quelli di cui parlano Tremonti e gli altri, sono titoli di debito (praticamente compri un pezzo del debito di un paese, e loro in cambio ti pagano un interesse, sotto forma o di cedolari fisse, o variabili, o con lo scarto di emissione, che praticamente è la differenza tra il valore nominale di un titolo ed il prezzo di sua emissione.), che, nel loro progetto, verrebbero emessi da un'agenzia europea.

Sono normalissimi titoli di stato.
17/12/2010 01:47
 
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Re: Re:
AtomBomb, 17/12/2010 1.42:



Gli E-bond, che sono quelli di cui parlano Tremonti e gli altri, sono titoli di debito (praticamente compri un pezzo del debito di un paese, e loro in cambio ti pagano un interesse, sotto forma o di cedolari fisse, o variabili, o con lo scarto di emissione, che praticamente è la differenza tra il valore nominale di un titolo ed il prezzo di sua emissione.), che, nel loro progetto, verrebbero emessi da un'agenzia europea.

Sono normalissimi titoli di stato.



Il paradosso è:
Non riusciamo ad aver un'economia europea decente UNITARIA che ci trovi tutti d'accordo e vogliamo un debito pubblico europeo?
A che pro?
Solo per raccattare soldi da dare agli stati membri in crisi?
E poi a quanto verrebbe quotato dalle 3 agenzie di rating?
(Sempre che non entri la 4^[Sentito parlare dell'ECSA?])?
[Modificato da TSEEMOD 17/12/2010 01:48]
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