heatbreakerkid
00mercoledì 6 ottobre 2010 12:39
E tu come lo chiami?
“Chiamo chi, scusa?”.
Lo sceicco, quello che tira fuori 140 milioni senza fare una piega.
“Con lo sceicco ho parlato due volte in tutto e tutt’e due le volte mi sono rivolto a lui con ‘your highness’, vostra altezza" chiarisce al telefono Roberto Mancini. "Il mio referente abituale è un altro, il presidente, Khaldoon Al-Mubarak. Un uomo eccezionale. Allo stadio lui c’è sempre. L’avrai visto di fianco a me in tribuna, qualche volta”.
Saranno soddisfatti del secondo posto.
“Lo sarebbero anche se fossimo terzi o quarti. Il nostro obiettivo è entrare in Champions. Certo poi che se le grandi si complicassero la vita… Non capiterà al Chelsea, credo, è la più forte della League. Tecnicamente, soltanto l’Arsenal vale il Chelsea. Che è ‘il’ Chelsea da molti anni. La differenza la fa la forza fisica: il Chelsea è superiore”.
Col fisico ti dai da fare - e parecchio - anche tu: prima arrivi a un passo dallo scontro con Adebayor, e devo dire che avresti potuto sceglierne uno più piccolo. Ed è di ieri la notizia della rissa con Tevez durante l’intervallo di City-Newcastle.
(Ride di gusto, la risata grassa del Mancio che sta per ‘ma come fai a credere ancora a ’ste cazzate?’). “Ma come fai a credere ancora a ’ste cazzate?”.
Ecco, appunto.
“Ai giornali inglesi piacciono le risse, adorano il gossip, non sembrano interessati a altro. E’ un mondo che funziona così”.
E funziona anche benone, del resto il materiale non manca mai. La verità, allora.
“Con Adebayor non ho mai litigato, figurati se siamo arrivati alle mani, e con Tevez si è trattato della classica discussione da spogliatoio tra allenatore e giocatore. Ti assicuro che è così: se oggi non ho nemmeno il diritto di alzare la voce con uno dei miei, vuol dire che il mestiere è cambiato. E che sono cambiato anch’io. Rimproveri tattici da parte di Tevez? Ma va'. Il problema è il solito: c’è sempre qualcuno che ha interesse a far uscire le cose, a creare casi gonfiandoli a dismisura”.
Il procuratore di Tevez, ad esempio.
“Go on, please”.
Il tuo City non sta mostrando un grande calcio.
“Non ho ancora avuto Kolarov, né Mario, e Boateng è rientrato la settimana scorsa dopo venti giorni. Anche Adebayor è stato fermo per problemi fisici. Sono pedine importanti, alcune fondamentali”.
Vedi Balotelli.
“Mario, chiaro. Rientra a fine mese, dopo due mesi di stop. Kolarov invece è quasi pronto. Pronto lui, potrò spostare Boateng, che è bravissimo, al centro o a destra, le sue posizioni naturali”.
Mario per ora frequenta le carceri femminili, senza autorizzazione peraltro.
“Ho sentito, ho sentito. Ha solo vent’anni”.
Anche da Silva non hai ancora ottenuto le cose che gli chiedi.
“Comincia a star bene adesso. Non ha svolto la preparazione. La cosa più assurda è l’amichevole di agosto delle nazionali. I miei mondiali, i miei come quelli degli altri, sono tornati dal Sudafrica, hanno fatto poco meno di quattro settimane di vacanza, sono venuti in ritiro per due giorni e poi sono ripartiti per rispondere alle convocazioni. Io ne ho tredici, di nazionali. Guarda che una buona preparazione è fondamentale. Potessi, abolirei la partita d’agosto, danneggia tutti”.
La tua idea di calcio si è adattata alle esigenze della Premier?
“No, ma devo fare i conti con gli infortunati e, soprattutto, trovare l’equilibrio in campo”.
I capelli corti e più grigi ti invecchiano.
(Altra risata) “I prossimi sono quarantasei”.
Cosa ti ha detto Ancelotti dopo la seconda sconfitta col City?
“Sono stato io a dirgli: Carlo, io ti batto e tu vinci la Premier. Stai meglio tu”.
Ancora convinto che l’Inter sia la favorita, da noi?
“Per lo scudetto sì, subito dopo viene il Milan. Per me Ibra è l’attaccante più forte in circolazione, segna, lotta, sa fare tutto. L’ho cercato, lo volevo, ci siamo parlati tante volte l’estate scorsa, ha fatto altre scelte. E attenzione a Robinho, è solo in ritardo di condizione, ma è fortissimo”.
L’avresti tenuto?
“Tutta la vita. A dicembre, quando arrivai a Manchester, Robinho aveva già deciso di tornare in Brasile e una volta rientrato dal Brasile, un paio di mesi fa, ci ha comunicato che in Inghilterra non sarebbe rimasto. Non ho avuto nemmeno il tempo di fargli cambiare idea”.
E la Juve, la Juve?
“E’ come il City, abbiamo cambiato molto e dobbiamo crescere in fretta”.
Ti sorprende il primato della Lazio?
“Le prime dieci partite del campionato sono di assestamento. Però la Lazio è una bella squadra”.
Presta Mauri e Floccari a una Nazionale priva di freschezza, di ricambi giovani, secondo Prandelli.
“Io i giovani li ho sempre messi e continuo a farlo. Ma non ho mai trascurato i cosiddetti vecchi perché la qualità, quella vera, non scade mai. Guarda Veron, ed è il primo che mi viene in mente”.
Totti è diventato ingombrante, quasi scomodo, per la Roma.
“Totti è ancora oggi il numero uno in Italia e tra i primi in Europa. A Roma con uno come Francesco bisogna sempre fare i conti e quasi sempre ci si guadagna. Vecchio a trentaquattro anni? Del Piero secondo voi giornalisti era da buttare sei anni fa quando c’era Capello. Il campione non ama fare figure di merda, se Totti dice che può giocare novanta minuti significa che se li sente, che sta bene”.
A proposito di Capello, il tuo ex nemico. Lui selezionatore dell’Inghilterra e tu allenatore in Premier: siete condannati a sentirvi.
“Non ci siamo mai telefonati. Incontrati e parlati, sì, tre o quattro volte”.
Sapevi che anche Zeman ha approvato le scelte di Benitez?
“Benitez è un tecnico di grande valore”.
E Mou, ti manca Mou?
“Se manca a me? Di Mourinho, come di altri, non m’importa gran che… Ma mi stai facendo un’intervista?”.
Perché, non te l’avevo detto?
Ivan ZAZZARONI / Eurosport