che tristezza
Moratti accusa: «Ho vinto lo scudetto ma non sono felice»
Moratti è cambiato. Una volta pure le sconfitte gli sembravano innocenti. Persino le più diaboliche. E aveva l’entusiasmo di ripartire. Adesso anche la vittoria e questo scudetto festeggiato sul campo non gli danno soddisfazione. «Felice di aver vinto? Io sono stato felice il pomeriggio a Siena. Felice per i calciatori, per l’allenatore, per la gente che ha lavorato in società, per i tifosi, quest’enorme numero di persone che ha finalmente gioito. Ma non c’è soddisfazione. Soddisfazione di cosa? In tutti questi anni ci hanno portato via tutto. Le speranze, le illusioni. Non è snobismo. Non voglio si faccia confusione. E’ malinconia. Abbiamo vinto, ma non sono soddisfatto perché il calcio è molto simile a quello di prima, tanta gente sempre uguale e troppe cose che non cambiano. Nessuno, davvero, ha trovato la forza di scandalizzarsi, la forza di rovesciare tutto. Di cambiare » .
Faccia qualche esempio.
«Dopo il cinque maggio ci trovammo, proprio nel mio studio, insieme a tanti giornalisti. C’era voglia di ripartire, di rimediare. Eravamo convinti che avevamo sbagliato noi e che, onestamente, gli altri erano stati più bravi. E non era così. Il calcio è stato sfregiato. E con le rivelazioni di questi giorni, sempre più precise, sempre più ingombranti, viene voglia di rinchiudersi in se stessi » .
Questo non significa disimpegno.
«No, non lo è. Ma non so nemmeno che nome dare. E non vorrei nemmeno mostrarlo troppo questo sentimento. Significa mettere una qualche distanza emotiva con l’oggetto calcio. Certo, abbiamo degli obblighi, un progetto. Faremo le cose al massimo, per il calcio e per l’Inter. Con la stessa forza di prima. Ma non chiedetemi di sorridere. E di farlo a tutti i costi, finché l’ambiente del calcio è questo. No, proprio no. E sono anche stanco di fare polemiche con la Juventus. Certo, assistere sempre allo spolvero di certezze granitiche fa riflettere. Capisco i tifosi juventini. Loro devono credere in qualcosa. Devono urlare rabbia e magari trovare un nemico. Ma chi era dentro, forse anche qualche viso per bene, come poteva davvero ignorare tutto? E ora? Tutto archiviato d’incanto? Parlano come fossero solo cose di un lontano passato. Tutto insieme».