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Debito, la tempesta punta sull'Italia

Ultimo Aggiornamento: 02/12/2010 09:46
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B. continua a dare cifre per minimizzare l'allarme sui titoli italiani. Ma è smentito anche da Gianni Letta che parla di "forte preoccupazione" per un possibile effetto domino dell'Irlanda sui paesi Ue

Grecia e Irlanda sono morte, il Portogallo è in coma, la Spagna è sull'orlo del baratro e nemmeno l'Italia si sente tanto bene. L'analisi brutale arriva direttamente dal Financial Times, con un editoriale che suona come una condanna: dopo aver devastato Atene e Dublino, la tempesta – ad oggi concentrata su Lisbona e Madrid - punta decisamente sul nostro paese. L'unica certezza, a questo punto, è che il futuro italiano sarà contrassegnato da un devastante sforzo economico di risanamento dei conti. Se la linea franco-tedesca dovesse prevalere in Europa, il nuovo Patto di stabilità ci imporrebbe di ridurre drasticamente il rapporto debito/Pil tagliando 130 miliardi di euro in tre anni. Intanto la Commissione europea ha corretto in senso negativo le stime di riduzione del deficit (cioè degli interessi sul debito) avanzate dal nostro governo per i prossimi due anni. Secondo la Ue nel 2012 l'Italia sforerà l'obiettivo di mezzo punto percentuale. Il che, tradotto, equivale alla necessità di una manovra aggiuntiva da almeno 7 miliardi di euro. Insomma, se sopravviverà alla crisi politica, il governo dovrà finalmente affrontare quella economica. E scontentare qualcuno per salvare il bilancio


Debito, la tempesta si avvicina all’Italia

La corsa al rialzo di inizio settimana sui Btp ha evidenziato una nuova e terrificante verità: anche l’Italia è ufficialmente finita nel mirino degli speculatori. Le periferie dell’euro sono sempre più in crisi e la tempesta, sostiene oggi il Financial Times, punta decisa su Roma. L’unica certezza per il futuro sono i tagli drastici e una manovra da “lacrime e sangue”

Grecia e Irlanda sono morte, il Portogallo è in coma, la Spagna è sull’orlo del baratro e nemmeno l’Italia si sente tanto bene. L’analisi è ormai chiara e trova sempre maggiori consensi. A lanciare l’allarme, l’ultimo, ci ha pensato il Financial Times con un editoriale che suona come una condanna: dopo aver devastato Atene e Dublino, la tempesta – ad oggi concentrata su Lisbona e Madrid – punta decisamente sull’Italia. E poco importa che la Penisola conservi importanti elementi di forza a cominciare da un basso indebitamento privato e da una relativa solidità del sistema bancario: i mercati hanno emesso la loro sentenza. La reazione a catena è innescata e le cifre non mentono.

Lunedì l’asta italiana sui titoli di Stato si è svolta in un clima di puro panico. Le voci iniziali sulle possibili difficoltà di collocamento dei Btp hanno spinto al rialzo i premi richiesti dagli investitori. Il differenziale tra i decennali italiani e gli omologhi tedeschi ha superato quota 200 punti base segnando così il record assoluto dall’introduzione dell’euro. Oggi si è tornati a respirare con una discesa sotto quota 180 in linea con la tendenza al ribasso che ha interessato anche i bond di Spagna e Portogallo ma il recupero non porta con sé sufficienti garanzie. La verità è che l’esperienza di inizio settimana è stata per qualcuno a dir poco sconvolgente. L’incubo di trovarsi di fronte a un gioco al massacro ormai fuori controllo si è materializzato in una due giorni di contrattazioni difficile da dimenticare. Il nervosismo dei trader è ormai evidente. Quello del governo e dei regolatori segue a ruota.

La vera novità, in estrema sintesi, è che anche l’Italia è ufficialmente finita nel mirino degli speculatori. Gli operatori, in altri termini, hanno ormai identificato il nostro Paese come nazione a rischio legando i destini della Penisola a doppio filo con le tragedie greche, irlandesi, portoghesi e spagnole. Le prossime aste, insomma, potranno anche andare “tecnicamente” a buon fine senza cioè che l’offerta ecceda eccessivamente la domanda. Ma il premio chiesto per detenere le obbligazioni italiane è destinato a salire. E siccome l’Italia non può fare a meno di ricorrere a nuove emissioni per pagare gli interessi sul suo enorme debito pubblico, è evidente che il finanziamento dello stesso finirà per costare sempre di più.

Non è difficile capire, dunque, per quale motivo la preoccupazione abbia iniziato a dilagare anche tra le fila del governo. Berlusconi, ormai, spara cifre a ripetizione ma in realtà nessuno sembra più disposto a seguirlo. E così, mentre il premier sovrastima lo spread tra i rendimenti delle obbligazioni spagnole e i bund tedeschi (parlando di 400 punti base contro gli effettivi 311 dell’altro giorno) allo scopo di minimizzare l’allarme sul record registrato dai titoli decennali italiani, il sottosegretario Gianni Letta esprime per la prima volta “forte preoccupazione” sul rischio di una diffusione incontrollata dell’effetto contagio proveniente dall’Irlanda. Alle rassicurazioni insomma sembra oggi subentrare un profondo senso di impotenza di fronte a forze di mercato difficili da arginare.

Se è vero che l’Italia pagherà dazio ad ogni tappa del processo di deterioramento della crisi debitoria europea, è certo allora che la situazione è destinata a peggiorare. Grecia e Irlanda, afferma Willem Buiter, capo economista di Citigroup, sono tecnicamente insolventi e il Portogallo non sembra messo tanto meglio. Come dire che gli aiuti presenti e futuri di Europa e Fmi non sortiranno effetti adeguati. Quanto alla Spagna, considerata la vera chiave di volta della crisi di fronte all’impossibilità di un intervento pubblico capace di sostenere le dimensioni della sua economia, c’è poco da stare allegri. La disoccupazione della nazione iberica si attesta da tempo a quota 20%, un vero e proprio macigno capace di bloccare qualsiasi prospettiva di crescita. I pignoramenti delle case dovrebbero triplicare nel prossimo anno producendo un eccesso di offerta sul mercato e una conseguente svalutazione degli immobili e degli assets bancari. La situazione sembra senza via d’uscita e la speculazione al ribasso si sta muovendo di conseguenza.

L’Italia, affermano gli osservatori internazionali, non vive di certo una situazione paragonabile a quella dei cosiddetti “Pigs” (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna) ma i timori sul suo futuro restano più che fondati. A spaventare gli investitori c’è l’incertezza politica e la sostanziale paralisi decisionale dell’esecutivo (lo stesso fattore alla base del recente allarme sulle prospettive economiche del Belgio) e i ridotti margini di crescita. Le banche italiane, segnalano gli analisti di Business Insider, conservano una posizione migliore rispetto alla media degli altri istituti europei ma un ulteriore riduzione della crescita economica continentale potrebbe costringerle a chiedere il sostegno della Banca Centrale Europea.

L’unica certezza, a questo punto, è che il futuro del Paese sarà contrassegnato da un devastante sforzo economico di parziale risanamento dei conti. Difficile quantificare l’ammontare delle prossime manovre ma è certo che avremo a che fare con un impegno senza precedenti. Se la linea franco-tedesca dovesse prevalere, il nuovo Patto di stabilità imporrebbe all’Italia di ridurre drasticamente il rapporto debito/Pil tagliando qualcosa come 130 miliardi di euro in tre anni. Un’operazione micidiale fatta di tagli alla spesa e di aumento delle tasse la cui portata potrebbe essere superiore alle previsioni iniziali. Ieri la Commissione Ue ha corretto in senso negativo le stime di riduzione del deficit (cioè degli interessi sul debito) avanzate dal governo italiano per i prossimi due anni. Secondo la Ue nel 2012 l’Italia non riuscirà a riportare il dato entro i limiti di Maastricht sforando l’obiettivo di mezzo punto percentuale. Il che, tradotto, equivale alla necessità di una manovra aggiuntiva da almeno 7 miliardi di euro. Il futuro, insomma, appare destinato a sancire il binomio “lacrime e sangue”. E’ l’unica possibilità per evitare il collasso. Ammesso, s’intende, che non sia troppo tardi.

di Matteo Cavallito e Mauro Meggiolaro
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Veramente chi rischia maggiormente, dopo il Portogallo, è la Spagna.

Ad aprile per gli spagnoli saranno cazzi, rischiano il tracollo entro il primo semestre del prossimo anno [SM=x54477]
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Re:
Megablast, 01/12/2010 15.41:

Veramente chi rischia maggiormente, dopo il Portogallo, è la Spagna.

Ad aprile per gli spagnoli saranno cazzi, rischiano il tracollo entro il primo semestre del prossimo anno [SM=x54477]


E dove li troviamo i soldi per aiutare anche Portogallo e Spagna [SM=x54487]

Si prospettano vacanze a costo zero

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Il grosso problema italico é il debito pubblico.
A differenza di altri paesi europei, quello privato è messo molto bene.
Per me il crollo e la fine dell'Euro è inevitabile, e spero accada presto.
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01/12/2010 15:53
 
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Re:
pizzo83, 01/12/2010 15.52:

Il grosso problema italico é il debito pubblico.
A differenza di altri paesi europei, quello privato è messo molto bene.
Per me il crollo e la fine dell'Euro è inevitabile, e spero accada presto.




immagino tu sia un fine economista per affermare ciò. [SM=x54480]
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01/12/2010 15:55
 
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Re: Re:
Barone Zaza', 01/12/2010 15.53:




immagino tu sia un fine economista per affermare ciò. [SM=x54480]



Almeno non potremmo più dire "L'Euro ci ha rovinati!" [SM=x54481]

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01/12/2010 15:57
 
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Re: Re: Re:
TheProfKiller, 01/12/2010 15.55:



Almeno non potremmo più dire "L'Euro ci ha rovinati!" [SM=x54481]







una frase che trasuda più ignoranza della casa del grande fratello. ho detto tutto.
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01/12/2010 15:58
 
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Re: Re:
Barone Zaza', 01.12.2010 15:53:




immagino tu sia un fine economista per affermare ciò. [SM=x54480]




Assolutamente no, ma visti gli ottimi risultati ottenuti dai fini economisti (quelli del libero mercato, quelli del no dazi, quelli del le banche possono fare quel che vogliono - e adesso paghiamo noi i cocci-,quelli del non si stampa moneta se no si crea inflazione - e intanto sei in recessione perenne, quelli della svalutazione della lira in modo assurdo per farci fottere tutte le aziende statali e posso continuare all'infinito) oserei dire che posso vantarmene.

Il primo a perderci dalla fine dell'Euro sarei io, che vivo in Germania, ovvero uno dei pochi Paesi che dall'Euro ci ha solo guadagnato. Ma per l'Italia è stato solo un disastro dopo l'altro.
Questo concetto di Europa mi fa schifo.
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01/12/2010 16:00
 
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Re:
Megablast, 01/12/2010 15.41:

Veramente chi rischia maggiormente, dopo il Portogallo, è la Spagna.

Ad aprile per gli spagnoli saranno cazzi, rischiano il tracollo entro il primo semestre del prossimo anno [SM=x54477]




ma le conseguenze e i possibili scenari con la fine dell'euro quali sarebbero?
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Non ho un c.... da fare!!!
01/12/2010 16:02
 
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Re: Re: Re:
pizzo83, 01/12/2010 15.58:




Assolutamente no, ma visti gli ottimi risultati ottenuti dai fini economisti (quelli del libero mercato, quelli del no dazi, quelli del le banche possono fare quel che vogliono - e adesso paghiamo noi i cocci-,quelli del non si stampa moneta se no si crea inflazione - e intanto sei in recessione perenne, quelli della svalutazione della lira in modo assurdo per farci fottere tutte le aziende statali e posso continuare all'infinito) oserei dire che posso vantarmene.

Il primo a perderci dalla fine dell'Euro sarei io, che vivo in Germania, ovvero uno dei pochi Paesi che dall'Euro ci ha solo guadagnato. Ma per l'Italia è stato solo un disastro dopo l'altro.
Questo concetto di Europa mi fa schifo.




uhm affermi che la germania che ha rinunciato una monetta forte come il franco ci ha guadagnato andando sull'euro invece in italia con la lire che ci avrebbe mandato gia da 10 anni a sta parte alla rovina totale ci ha dannegiato il passagio all'euro uhm.............
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Re: Re: Re:
pizzo83, 01/12/2010 15.58:




Assolutamente no, ma visti gli ottimi risultati ottenuti dai fini economisti (quelli del libero mercato, quelli del no dazi, quelli del le banche possono fare quel che vogliono - e adesso paghiamo noi i cocci-,quelli del non si stampa moneta se no si crea inflazione - e intanto sei in recessione perenne, quelli della svalutazione della lira in modo assurdo per farci fottere tutte le aziende statali e posso continuare all'infinito) oserei dire che posso vantarmene.

Il primo a perderci dalla fine dell'Euro sarei io, che vivo in Germania, ovvero uno dei pochi Paesi che dall'Euro ci ha solo guadagnato. Ma per l'Italia è stato solo un disastro dopo l'altro.
Questo concetto di Europa mi fa schifo.







Italia senza euro = Argentina + Grecia + Irlanda.
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Re: Re: Re: Re:
=Noodles86=, 01.12.2010 16:02:




uhm affermi che la germania che ha rinunciato una monetta forte come il franco ci ha guadagnato andando sull'euro invece in italia con la lire che ci avrebbe mandato gia da 10 anni a sta parte alla rovina totale ci ha dannegiato il passagio all'euro uhm.............




È il concetto di competitività sui mercati.
La lira non valeva un ceppo, ed era moneta ottima per esportare. Il marco era forte, ed era un problema per le esportazioni. Altrimenti perchè la Cina tiene la sua moneta sempre sotto controllo e sottoprezzo? Per esportare. Se tutti hanno la stessa moneta quel vantaggio che avevi prima non lo hai più.


Per quello qui sopra: l'Argentina che ha attualmente uno dei tassi di crescita più alti del mondo? Ben venga! Il crollo dell'Euro sarà epr tutti, e per alcuni di piú, come il crollo argentino, o il collasso americano. Ma quel che vien dopo secondo me potrebbe essere decisamente meglio. Sempre a seconda di chi vi guida, questo è ovvio.
[Modificato da pizzo83 01/12/2010 16:06]
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01/12/2010 16:07
 
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Re: Re: Re: Re:
Barone Zaza', 01/12/2010 15.57:






una frase che trasuda più ignoranza della casa del grande fratello. ho detto tutto.




Può essere. Però io stesso non ho ben chiari i benefici che ci ha portato l'euro.
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Chi uscirà per primo dall'Euro?

Il controllo politico sull'Europa comincia a venire meno ora che la crisi esistenziale dell'Eurosistema si aggrava giorno dopo giorno. I numerosi discorsi, interviste, articoli ed altre dichiarazioni pubbliche sul "futuro dopo l'Euro come lo conosciamo" ne sono un chiaro segnale. La stampa britannica si concentra in particolare su che cosa farà la Germania: il Financial Times del 24 novembre si chiede se "la Germania ucciderà l'Euro?", mentre l'Independent fa eco il 25 novembre: "La Germania sarà la prima a lasciare l'Euro?".

Entrambi i quotidiani, ed anche altri in Gran Bretagna, avvisano i lettori che c'è da attendersi una sentenza della Corte Costituzionale tedesca a favore dei ricorsi presentati contro gli aiuti EU all'Eurozona, e che gli elettori in Germania sono contrari a questi giganteschi salvataggi e sempre più ostili nei confronti dell'Euro. "No, la minaccia all'Euro non viene dai membri più deboli, ma da quelli più forti" scrive The Independent. "La riforma dei trattati che governano l'Euro è dunque essenziale per la Germania… In pratica, tuttavia, è difficile immaginare che la Germania riesca ad ottenere le riforme che desidera il suo elettorato".

E questa è la più grande minaccia alla moneta unica europea in questo momento – che l'anno prossimo, con la frustrazione per la propria incapacità di ottenere una riforma significativa dell'Euro, la Germania (e altri paesi che la pensano come lei) potrebbero abbandonare il progetto in cui hanno investito così tanto".

Il Daily Telegraph è andato oltre, citando il Prof. Wilhelm Hankel, uno dei cinque ricorrenti presso la Corte Costituzionale, che dice: "La Germania non può continuare a pagare i salvataggi senza andare in bancarotta. Questo fa paura alla gente. Non si trova una cassetta di sicurezza libera in banca oggi in Germania perché sono state tutte affittate e riempite di oro e argento. È una specie di Svizzera underground entro i nostri confini. La gente ha ricordi terribili del 1948 e del 1923, quando perse tutti i risparmi… c'è stata una chiara violazione della legge, e nessun giudice può ignorarla. Sono convinto che la Corte vieterà futuri pagamenti". Il Telegraph conclude: "Se ha ragione – e lo sapremo in febbraio – la crisi del debito UE subirà una svolta drammatica".

In effetti ci sarà un'udienza decisiva in dicembre, e si prospetta una sentenza all'inizio dell'anno prossimo. Questo scatenerà sicuramente una forte reazione dai mercati finanziari, contro cui dovranno proteggersi i tedeschi, se vogliono evitare di andare a fondo insieme al sistema in bancarotta del gruppo Inter-Alpha.

In Germania stessa molte personalità si sono unite ad Hankel nel mettere in dubbio il sistema dell'Euro "come lo conosciamo", inclusi Hilmar Kopper, ex amministratore delegato della Deutsche Bank, e Hans-Olaf Henkel, ex presidente della Confindustria tedesca (BDI). A livello parlamentare, i politici dell'FDP in particolare (il partner di minoranza nella coalizione) hanno annunciato che non voteranno a favore degli aiuti al sistema bancario irlandese, aggiungendo che occorre proteggere il denaro dei contribuenti da tale misura. E Carsten Schneider, portavoce dell'SPD sul bilancio, ha fatto appello al ministro delle Finanze Schaeuble affinché dica alla seduta speciale del Commissione Bilancio al Bundestag il 29 novembre "che tipo di Piano B abbia, se dovesse crollare il sistema dell'Euro".

In Italia Paolo Savona, presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, ha reiterato il suo appello per un Piano B italiano, per un futuro al di fuori dell'Euro. Parlando a Radio Vaticana il 22 novembre ha detto che l'unica domanda è se l'Euro verrà abbandonato per scelta o come un "risultato inevitabile". Un paese serio, ha aggiunto, deve avere "un programma, un'ipotesi, un Piano B che includa questa possibilità".

In un'intervista il 19 novembre alla pubblicazione internet Sussidiario.net, Savona sostiene che "le soluzioni tampone che si stanno individuando non possono funzionare". "È meglio, a questo punto, che ogni paese abbia un suo schema su come uscire dalla situazione. Ognuno deve sapere cosa succede e cosa fare qualora si rompa l’Eurozona o addirittura l’Unione Europea". Oggi, denuncia Savona, "siamo in una situazione di 'occupazione straniera', sono gli altri che ci devono dire come ci dobbiamo comportare. Questo non è accettabile, non è dignitoso".

[Modificato da pizzo83 01/12/2010 16:09]
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Re: Re:
sanchez_79, 01/12/2010 16.00:




ma le conseguenze e i possibili scenari con la fine dell'euro quali sarebbero?




Senza essere catastrofici, i paesi in bilico potrebbero cadere nel burrone o acciuffati per i capelli.
Credo che l'Italia su questo possa stare tranquilla, in un paese come il Portogallo invece non ci sarebbero nemmeno i soldi per comprarsi le mutande.
il problema però sarebbero le banche ed un forte rischio contagio. Però queste sono mie opinioni, magari mi sbaglio [SM=x54481]

AtomBomb, 01/12/2010 15.52:


E dove li troviamo i soldi per aiutare anche Portogallo e Spagna [SM=x54487]

Si prospettano vacanze a costo zero





Per il Portogallo ci sono, per la Spagna no [SM=x54481]

E come ho detto il periodo clou è aprile e le prospettive del mercato non sono certo ottimistiche.

Noi compriamo Messi e Iniesta [SM=x54487]
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