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La situazione dei conti italiani

Ultimo Aggiornamento: 23/11/2010 18:03
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Mi fanno male le dita
23/11/2010 17:20
 
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Dopo il crollo delle banche irlandesi, gli Stati europei corrono ai ripari per rifinanziare il deficit.

Ma i tassi aumentano. E Berlusconi potrebbe dover mettere le "mani nelle tasche degli italiani"

I primi segnali ci sono, e non sono per nulla incoraggianti. Dopo la crisi dell'Irlanda gli osservatori si aspettano che altri stati vengano travolti dal debito. Portogallo, Spagna e poi anche l'Italia. L'unione europea non è in grado di intervenire per tutti, e i suoi provvedimenti non raccolgono più la fiducia degli investitori. Intanto, nell'ultima asta trimestrale il governo spagnolo è riuscito a piazzare obbligazioni per soli 3,2 miliardi di euro contro i 4 o 5 previsti inizialmente e il tasso medio si attesta sull'1,7% contro lo 0,9% sperato. Il governo continua a sostenere che il nostro Paese è solido e che non si troverà mai nella situazione irlandese. Ma una cosa è certa. Per rifinanziare il deficit, anche l'Italia si troverà costretta ad allargare la voragine dei conti pubblici, che già oggi vale 1800 miliardi di euro. E a quel punto per far quadrare il bilancio non basterebbero più i prelievi mascherati come quello inserito nell'ultima finanziaria, con cui il governo ha depredato i soldi destinati al 5xmille. E il premier sarebbe costretto a scegliere: finire di tagliare lo stato sociale. O mettere mano alle odiate tasse

Italia: allarme debito
Finanziarlo costerà più caro

Giù le banche, ma con prudenza. Il crollo in borsa delle banche irlandesi sta pesando sui titoli degli istituti bancari europei, anche se non siamo ancora lontani da fenomeni di panic selling. Le banche italiane perdono intorno all’1-1,5%, mentre i gruppi bancari inglesi, i più esposti, insieme alle banche tedesche, al debito irlandese, perdono intorno al 2%. Ma la tranquillità è solo apparente. Anche perché il salvataggio dell’Irlanda rischia di far esplodere, invece che alleviare, la crisi del debito europeo.

Gli investitori si stanno chiedendo chi sarà il prossimo della lista ad aver bisogno di aiuto. E tutti puntano il dito sul Portogallo.

“Il Portogallo ha un deficit di bilancio del 9% e non ha tagliato i budget di spesa. La sua economia è anemica da almeno dieci anni”, si legge oggi su Bloomberg. “Se sarà necessario salvare il debito portoghese, potrebbe crescere la pressione sui vicini spagnoli, che sono fortemente indebitati e hanno un prodotto interno lordo pari quasi al doppio dei PIL di Grecia, Irlanda e Portogallo messi insieme”. Una preoccupazione condivisa anche dagli analisti della danese Danske Bank, che chiama in gioco l’Italia: “Senza dubbio il prossimo paese che avrà bisogno di aiuto sarà il Portogallo, ma il rischio maggiore è che la crisi del debito si diffonda verso la Spagna e l’Italia”.
Ma quali sono i rischi effettivi per la Spagna?

La situazione, giura il governo di Madrid, appare meno preoccupante rispetto a quella di Lisbona o Dublino. Ma le rassicurazioni non sembrano in grado di tranquillizzare pienamente gli investitori. Lo ha evidenziato l’ultima asta dei bond trimestrali con la quale Madrid è riuscita a piazzare sul mercato obbligazioni per 3,2 miliardi di euro contro i 4 o 5 previsti inizialmente. Il tasso medio accordato si attesta sull’1,7% contro lo 0,9% auspicato in precedenza. Un chiaro segnale della maggiore percezione di rischio. Lo spread (ovvero il differenziale di rendimento) delle obbligazioni decennali spagnole rispetto alle omologhe tedesche ha raggiunto i 223 punti base, il livello più alto dal massimo storico del giugno scorso.

Tutto, ad oggi, sembra ruotare intorno al piano di ristrutturazione dei conti. La Spagna è impegnata in una manovra di risanamento che dovrebbe condurre il rapporto deficit/Pil a quota 6% contro l’11% registrato l’anno scorso. Ma se gli investitori dovessero iniziare a dubitare seriamente dell’incapacità del governo di raggiungere questo traguardo la situazione potrebbe precipitare. E i dubbi, in tal senso, non mancano di certo. I piani di Madrid, ha ricordato il portale Fund Strategy, si basano su una prospettiva di crescita del Pil pari all’1,3% nel 2011, una stima che gli analisti di Lombard Street Research hanno giudicato troppo ottimistica a fronte del preoccupante tasso di disoccupazione (pari a circa il 20%).

L’aspetto più drammatico è però un altro. Nella crisi debitoria europea, le strategie di intervento dell’Unione sembrano seguire necessariamente un principio opposto rispetto a quello sancito dalla famosa (o famigerata) regola del “too big to fail” (troppo grande per poter fallire). In altre parole, i fondi di salvataggio a disposizione sono limitati. Buoni dunque per salvare Grecia, Irlanda ed eventualmente Portogallo. Ma del tutto insufficienti per intervenire a sostegno delle economie di maggior peso come nel caso della Spagna e dell’Italia.

Già, l’Italia. A rischio, come detto, ci siamo anche noi. E per capirlo, anche qui, è sufficiente dare un’occhiata al comportamento degli investitori. I maggiori fondi di investimento specializzati nei bond a basso e medio rischio, ricorda ancora Fund Strategy, sono tuttora esposti alle obbligazioni di Roma e Madrid ma in futuro potrebbero cercare una via d’uscita.

Paul Brain, gestore di Newton International Bond fund, non si fida delle ipotesi di crescita della Spagna e ha già ceduto le obbligazioni in suo possesso. I manager di Threadneedle Global Bond Dave Chappell e Martin Harvey, sono esposti ai bond italiani a due, cinque e dieci anni ma, ammettono, rivedranno la propria posizione in caso di intervento di salvataggio del Portogallo.


Il risultato a quel punto sarebbe scontato. L’Italia, che deve contrarre nuovo debito per pagare gli interessi su quello già accumulato, riuscirebbe a piazzare i suoi bond solo garantendo interessi più alti. Il che, ovviamente, determinerebbe un’ulteriore crescita di quella mostruosa voragine da oltre 1.800 miliardi di euro che caratterizza i conti del Paese. Il solito circolo vizioso, insomma. E una bella rogna per il governo, impastoiato nelle polemiche, interne e esterne. Se anche dovesse sopravvivere al voto di fiducia del prossimo 14 dicembre, Berlusconi avrebbe davanti a sé non pochi problemi. Con le missioni all’estero da rifinanziare, la cassa integrazione da sostenere e la produttività del paese da sostenere, il premier avrebbe solo due strade. Tagliare ancora dove resta qualcosa da tagliare. Oppure mettere le mani dove, almeno formalmente non ha mai osato, “nelle tasche degli italiani”.
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Non ho un c.... da fare!!!
23/11/2010 17:31
 
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Quanto allarmismo nei nostri confronti. Neanche due settimane fa sono stati venduti praticamente tutti i titoli di stato messi all'asta in Italia, segnale sicuramente positivo riguardo alla fiducia che si ha verso i bond italiani. Chiaramente è una situazione piuttosto grave, ma se pure il Portogallo e soprattutto Spagna avranno bisogno di ingenti aiuti, inizierà davvero a diffondersi il panico a livello europeo. Non sarà più questione di PIIGS, ma sarà un massacro per tutta l'Europa e non solo. Bisogna gestire bene i fondi, le crisi che stanno attanagliando i vari paesi sono tutte diverse, hanno basi diverse e vanno trattate cercando di inquadrare il giusto piano per ogni paese.
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23/11/2010 17:40
 
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Re:
Angle 4ever, 23/11/2010 17.31:

Quanto allarmismo nei nostri confronti. Neanche due settimane fa sono stati venduti praticamente tutti i titoli di stato messi all'asta in Italia, segnale sicuramente positivo riguardo alla fiducia che si ha verso i bond italiani. Chiaramente è una situazione piuttosto grave, ma se pure il Portogallo e soprattutto Spagna avranno bisogno di ingenti aiuti, inizierà davvero a diffondersi il panico a livello europeo. Non sarà più questione di PIIGS, ma sarà un massacro per tutta l'Europa e non solo. Bisogna gestire bene i fondi, le crisi che stanno attanagliando i vari paesi sono tutte diverse, hanno basi diverse e vanno trattate cercando di inquadrare il giusto piano per ogni paese.




Non è allarmista l'articolo, anzi, in più parti sottolinea come la "classifica" veda in ordine Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, non dice che siamo prossimi alla bancarotta.

Però spiega che questi conti bisogna sistemarli, mentre si garantisce l'efficienza dello stato sociale, è il rischio è quello di contrarre nuovi debiti per pagare gli interessi, oppure di alzare le tasse, che non sarebbe un bene in un momento in cui bisognerebbe lasciare più soldi in tasca ai domandatori.
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23/11/2010 17:53
 
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Re: Re:
AtomBomb, 23/11/2010 17.40:




Non è allarmista l'articolo, anzi, in più parti sottolinea come la "classifica" veda in ordine Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, non dice che siamo prossimi alla bancarotta.

Però spiega che questi conti bisogna sistemarli, mentre si garantisce l'efficienza dello stato sociale, è il rischio è quello di contrarre nuovi debiti per pagare gli interessi, oppure di alzare le tasse, che non sarebbe un bene in un momento in cui bisognerebbe lasciare più soldi in tasca ai domandatori.



Parlavo in generale del momento e di alcuni articoli che ho letto su internet. Sulle obbligazioni italiane ora come ora non c'è troppo rischio d'insolvenza, e non penso le tasse verranno aumentate se si riesce ad agire in maniera intelligente.

Il problema è che cmq gli interessi sul debito ormai non sono certo una novità, dato che abbiamo un debito pubblico molto alto da tanto tempo. I nostri problemi non sono certo scaturiti in questi ultimi anni, sono ormai decenni che ce li portiamo dietro. Secondo me, se mai dovessimo avere bisogno di aiuti, e spero di no, sarà una tragedia perchè vorrà dire che neanche un'economia abbastanza solida e molto meno invischiata nei problemi finanziari come la nostra è sufficiente ad arginare questa crisi, e ci saranno ripercussioni molto gravi a livello mondiale.

Io mi sento relativamente tranquillo a riguardo. Spero di non sbagliarmi.

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23/11/2010 17:56
 
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Re: Re: Re:
Angle 4ever, 23/11/2010 17.53:



Parlavo in generale del momento e di alcuni articoli che ho letto su internet. Sulle obbligazioni italiane ora come ora non c'è troppo rischio d'insolvenza, e non penso le tasse verranno aumentate se si riesce ad agire in maniera intelligente.

Il problema è che cmq gli interessi sul debito ormai non sono certo una novità, dato che abbiamo un debito pubblico molto alto da tanto tempo. I nostri problemi non sono certo scaturiti in questi ultimi anni, sono ormai decenni che ce li portiamo dietro. Secondo me, se mai dovessimo avere bisogno di aiuti, e spero di no, sarà una tragedia perchè vorrà dire che neanche un'economia abbastanza solida e molto meno invischiata nei problemi finanziari come la nostra è sufficiente ad arginare questa crisi, e ci saranno ripercussioni molto gravi a livello mondiale.

Io mi sento relativamente tranquillo a riguardo. Spero di non sbagliarmi.




Io invece credo che ci saranno altri tagli, ma non aumenti delle tasse.

Ma nemmeno io credo che ci troveremo nella situazione di Grecia, Irlanda e Portogallo.

Sono d'accordo con te, noi eravamo in crisi ben prima della crisi, il nostro debito pubblico non è figlio di questi ultimi 3 anni, è un problema ventennale, che si è sempre aggravato.
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23/11/2010 18:03
 
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Re: Re: Re: Re:
AtomBomb, 23/11/2010 17.56:



Io invece credo che ci saranno altri tagli, ma non aumenti delle tasse.

Ma nemmeno io credo che ci troveremo nella situazione di Grecia, Irlanda e Portogallo.

Sono d'accordo con te, noi eravamo in crisi ben prima della crisi, il nostro debito pubblico non è figlio di questi ultimi 3 anni, è un problema ventennale, che si è sempre aggravato.



Si si, l'ho detto pure io che secondo me non aumenteranno le tasse. [SM=x54481]

E sono d'accordo con te sui tagli, ce ne potrebbero essere altri. Chiaramente sarebbe dura accettarne ulteriori sull'istruzione, che cmq nel lungo termine è una delle componenti che porta all'aumento della competitività di una nazione e del suo PIL.

Ritengo cmq sia normale che si tenda ad avere poca fiducia nei mercati finanziari, troppa speculazione e troppi rischi presi. E di solito chi ha "giocato" di più, è ormai diventato too big to fail, e viene salvato.


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